Mattiacci, il silenzio dell’innocente
Da circa un mese Marco Mattiacci è il capo del reparto corse della Ferrari.
In questo lasso di tempo, praticamente non ha mai aperto bocca.
Qualche dichiarazione in Cina, al debutto.
Ieri una frasetta sul sito aziendale.
Per il resto, un assordante mutismo.
Il silenzio dell'innocente.
Ora, siamo tutti d'accordo che al Cavallino servono fatti, non parole.
Però, per decenni, almeno alla fine di ogni Gran Premio, il capo del reparto corse offriva la sua versione degli eventi. Lo faceva Cesarino Fiorio, lo faceva Jean Todt, lo faceva Stefano Domenicali.
Mattiacci, zitto.
Ipotesi.
1) Essendo intelligente, l'uomo si rende conto di dover studiare a perfezione una materia per lui nuovissima, cioè sconosciuta. Tacere quindi non è una opzione, ma una necessità.
2) Parlare implicherebbe raccontare verità oggettivamente sgradevoli.
3) La voce di Mattiacci rimbomberà come un tuono quando arriveranno i clamorosi annunci.
Ciò premesso, io credo appunto che le chiacchiere stiano a zero, in Ferrari.
Però la Ferrari è un enorme serbatoio di passione collettiva (lo dimostrano anche le cose piccole come questo Clog) e un approccio 'aperto' aiuterebbe a dissipare le tensioni.
Ad esempio, domenica sera non sarebbe stato male ascoltare la versione del capo, qualunque essa fosse, sulle strane modalità del primo pit stop dei due piloti della Rossa.
Così, tanto per dirne una.
Ps. Ai fondamentali test di Barcellona è presente il mito nonchè mitomane Nelson66, l'ammiraglio tecnico del Clog, uno che a Maranello avrebbe fatto meno danni di Tombazis. In serata tarda, se non si ubriaca nelle ramblas, pubblicherò il suo primo rapporto sullo stato dell'unione raikkonianalonsiana.