Zeltweg, quando Irvine fece lo Schumi
Aspettando l'allunaggio di De Rossi in sala conferenze, ho una storia da raccontare.
A me è sempre piaciuto andare a Zeltweg.
Da ragazzo vedevo la gara in tv e l'impresa di Brambillone nel diluvio mi riempì di allegria.
Poi l'Austria sparì a lungo dal calendario. Riapparve sul finire degli anni Novanta.
Era una trasferta che si poteva affrontare in macchina e io, sazio di aerei, mi divertivo a guidare.
Bene.
1999.
E' il primo Gp post incidente di Schumi a Silverstone.
Noi ferraristi abbiamo il morale sotto i tacchi.
Però c'era Irvine.
Eddie è sempre stato matto come un cavallo. Una sera (credo di averlo raccontato, qua) venne a cena a casa mia. Narrò delle cose esiliranti sul conto di Michelone (adesso, sperando le notizie arrivate da Germania-Francia-Svizzera siano vere, le posso rammentare con piacere). Spazzolò un intero vassoio di tortellini alla panna e poi disse: ah, scusate, ma quella merdaccia di Todt oggi mi ha costretto a guidare per cento giri a Fiorano per provare delle stupidissime gomme.
Io adoravo Irvine. Non era un asso del volante, ma nemmeno era un pippone. Mi garbava la sua assoluta estraneità al 'politically correct'. Una volta, nel 1995, aveva ricevuto in mutande una piacente giornalista britannica andata ad intervistarlo sul suo futuro in Ferrari (aveva già firmato il contratto). Le mutande se le tolse pure e scoppiò un pandemonio. Da Maranello gli fecero arrivare una tremenda ramanzina.
Da allora, almeno nelle interviste, tenne sempre i pantaloni.
Dicevo di Zeltweg, 1999.
Era impossibile immaginare che la Rossa-bis potesse battere le McLaren.
Invece accadde: Eddie, promosso capitano sul campo, seguì la strategia varata dal geniale Ross Brawn e nel finale resistette al comando.
Nel paddock ci furono scena da urlo.
Casalmente, per la prima volta in occasione di vittoria Ferrari, Jean Todt non salì sul podio.
Disse che aveva deciso, da quella gara, di attuare una rotazione tra i vari membri dello staff Ferrari.
Riconosco che fu di parola.
Ma ho sempre avuto il sospetto che quella volta lì, a Zeltweg, il francese non andò sul palco per un motivo.
Temeva che Irvine si sfilasse i pantaloni e non solo quelli.