Che ora era, a Silverstone?
Ancora a proposito di Silverstone.
Saremo stati a metà degli anni Novanta.
Allora mi capitava di collaborare, salturiamente, con un network giapponese.
I samurai nipponici mi chiedono se è possibile combinare un incontro per una intervista ad un fondamentale personaggio della Formula Uno, allora come oggi.
Io vado a parlare con il tizio in questione, tra immense distese verdi nei paraggi del paddock del Gp di Inghilterra.
Gli espongo la proposta.
Lui fa: no, grazie.
Chiedo: ma perchè?
Eh, replica, non posso fare preferenze tra te e i tuoi colleghi.
Ma è una cosa per Tokio e Osaka, insisto.
Niente da fare, mi ribatte, io sono una figura internazionale, non concedo privilegi a nessuno.
Dai, dico io, ci sarebbe pure una macchina che ti viene a prendere e andiamo a registrare nella zona dove ci sta quel pub tanto carino.
Guarda che una auto ce l'ho anche io, mi fulmina con lo sguardo il noto personaggio.
Vabbè, peccato, concludo rassegnato, pensa che questi giapponesi avrebbero scucito per l'intervista, a tuo esclusivo beneficio, anche una discreta sommetta in yen, una cifra mica da ridere.
Al che il tizio, destinato ad un glorioso futuro, controlla l'orologio ed esclama...
'A che ora?'
Ps. Chi fosse, indovinatelo da soli.