Profondo Rosso

E se Mattiacci a Silverstone…

Ho un po' di nostalgia di Abate e Cassano.

Deve essere una malattia grave.

Per curarla, preso atto che Horner the Corner ha dichiarato 'mai con Ferrari o Mercedes per il motore, ma se Renault non migliora abbiamo altre opzioni', leggi Honda, rispolvererò ora un ricordo già sfruttato in questa sede a proposito della amata Silverstone.

1996.

Jean Todt sull'orlo del licenziamento. La Rossa di Schumi aveva perso il differenziale (!) in Canada e poi eravamo andati a Magny Cours con macchina irregolare e motore di Michael in fumo durante il giro di ricognizione.

Il tribunale del popolo aveva già deciso: fucilate il Pinguino.

Ma venne proprio Schumi in sala stampa e tra lo sconcerto generale disse: voglio parlare con i giornalisti italiani. Solo quelli italiani.

Ci radunammo attorno.

Il tedesco disse: io sono in Ferrari da pochi mesi e voglio sappiate che ci sono perchè c'è Jean Todt al vertice del reparto corse. Fate i vostri conti.

Li facemmo. Non tutti, ma io sì.

Smisi di invocare la testa del Nano di Francia. Non avevo cambiato idea. Semplicemente, accettavo che Michael Schumacher se ne intendesse un po' (vabbè, facciamo moltissimo) più di me medesimo.

Fu l'inizio, vero, di una storia leggendaria.

Ecco.

Stavolta, a Silverstone 2014, dovrebbe invece essere Marco Mattiacci a fare un certo discorso.

Non ai giornalisti.

A tutti quelli che in Ferrari lavorano, almeno in apparenza, alle sue dipendenze.

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