All the President (Marchionne) men: tranne Fedeli
Quale sia il mio giudizio (storico, ormai) sulla presidenza Montezemolo, non debbo stare qui a ripetere.
Quanti non lo condividono (non pochi, in questa sede) meritano un augurio sincero: io sono il primo a sperare che la gestione Marchionne ottenga, per stare alla sola Formula Uno, gli stessi esiti del periodo 1997-2012. Quando cioè, sulle piste del mondiale, la Ferrari ha vinto sei titoli piloti, otto costruttori e ha lottato per il trionfo fino all'ultimo Gp nel 1997, nel 1998, nel 1999, nel 2006, nel 2008, nel 2010 e nel 2012.
Ci tengo davvero: quando sei ferrarista dentro è come essere un prete, magari il Papa che arriva non ti piace, però rimane il tuo Papa.
Poichè vi è stato raccontato che Montezemolo doveva andare a casa per lo sfascio del reparto corse, formulo quindi auguri vivissimi a chi senz'altro migliorerà tale modestissimo curriculum.
Noto, almeno ad alcuni, è anche il mio pregiudizio (pregiudizio, esatto) nei confronti dei 'torinesi'.
Parlo solo di corse, aggiungo per carità di patria.
Lancia e Alfa, quando entrarono in orbita Fiat a tutti gli effetti, vantavano una eccellente tradizione sportiva. Dai rally ai prototipi.
Deve essere andata dispersa nei fumi di scarico della Y.
Ma guardiamo avanti, che è meglio.
All the President men.
Meno uno.
Per pura coincidenza, il mandato presidenziale di Marchionne comincia con l'addio a Maranello dell'ingegner Roberto Fedeli.
Chi giustamente si occupa solo di F1 non è tenuto a conoscerlo: era, fino ad oggi, il direttore tecnico della produzione. Il 'papà', insieme ad Amedeo Felisa, delle Ferrari più belle.
Va a lavorare per la concorrenza, in Germania. Può darsi avesse capito l'aria che tirava, comunque auguri anche a lui (e a chi ne prenderà il posto).
Per quanto riguarda l'azienda extra corse, di Felisa ho detto: è l'amministratore delegato, è una persona straordinaria, Marchionne assicura di volerlo tenere. Poi c'è il capo delle risorse umane, si chiama Mairano, è un grande tifoso del Toro,anche lui è stato decisivo nei trionfi della fabbrica. Quanto al capo dell'area comunicazione globale, 'Ubaldone' Lai, lo vedrei benissimo nei cieli di Alitalia.
Ma veniamo alle cose nostre.
Marchionne sa di Gran Premi quanto io so di fisica nucleare.
Non è detto sia un cattivo punto di partenza: la fantasia al potere.
Già Mattiacci veniva da esperienze diverse.
L'unione fa la forza.
Ma attenzione: Mattiacci, con grande onestà intellettuale, poche settimane fa ha ammesso che per tornare a vincere alla Ferrari serve tempo.
Marchionne ha invece appena detto che la Rossa deve vincere e stop.
Dovranno trovare un punto d'equilibrio.
Non sarebbe una sorpresa se Mattiacci salisse all'interno della gerarchia aziendale, con uno specialista al vertice dell'area corse.
Facciamo che Montezemolo a Newey aveva offerto la Luna, magari il suo successore potrebbe offrire Marte e Urano. Per Ross Brawn potrebbe invece bastare Saturno con i suoi anelli.
Capitolo piloti.
Alonso è notoriamente perplesso.
Lo era prima, figuriamoci adesso.
Sarebbe però devastante, per il neo presidente Marchionne, lasciarselo sfuggire.
Kimi è basito, ma c'era rimasto peggio quando venne silurato Domenicali, fidatevi.
Sembra comunque una buona cosa il fatto che il successore di LCDM, nella famigerata esternazione di Cernobbio, abbia parlato con rispetto di entrambi i drivers.
Già capire che i piloti sono l'ultimo dei problemi non sarebbe male (su questo confido in Mattiacci, che l'ha compreso al volo).
Non sarebbe poi una brutta cosa, Bell o non Bell, valorizzare un ingegnere come Andrea Stella.
Renato Bisignani è il pierre del dopo Cola: Montezemolo, che lo stima tanto, aveva immaginato per il ragazzo un percorso di crescita all'interno del reparto corse, ma adesso LCDM ha da contare la sontuosa liquidazione e a Maranello conta come il due di coppe quando è briscola bastoni.
Chiudo, dall'America, con un messaggio in linea con i tempi.
La parola d'ordine è una sola.
Categorica ed inequivocabile.
Vincere.
E vinceremo.
Ps. Vado a comprarmi una scorta di maglioni.