Profondo Rosso

Un grazie a Leclerc, un addio a Cappelli

Saremo immagino tutti d’accordo che una classifica nella quale Hamilton è terz’ultimo è credibile quanto uno scudetto della mia Inter.

Mi limiterò quindi a dire che Carletto Leclerc ha avuto un solido debutto, tra l’altro sfoggiando un italiano qualitativamente non inferiore allo slang patriottico di Antonio Giovinazzi (un abbraccio sovranista a Jo, la battuta non è mia ma del grande Barone Rosso).

Prima di lasciarvi allo sproloquio dell’inviato Santini, una nota malinconica. Si è spento Pier Giorgio Cappelli. Può essere che il nome dica poco ai più giovani. Fu l’ultimo capo del reparto corse di Maranello scelto da Enzo Ferrari. Nel 1988 ebbe la gioia rara della doppietta di Berger e Alboreto a Monza, poco dopo la scomparsa del Drake.

Era un’epoca difficile, lui veniva dal centro ricerche Fiat, aveva passione e competenza. Ci sfiorammo, io ero molto giovane, era una bella persona.

SANTIINI SCRIPSIT.

Amici cloggari, , il mio è un grido di giubilo e al contempo un sincero invito alla cautela. Provando ad evitare facili entusiasmi, falsi proclami e inutili scaramanzie, dopo due giorni provo a mettere in fila i pochi fatti oggettivi. I tempi dicono poco o nulla e lo sappiamo: troppe le incognite, dove banalmente basta qualche chilo in più di benzina a falsare completamente i riferimenti cronometrici. Però l’affidabilità sembra esserci, della Ferrari ma anche degli altri. Di bandiere rosse se ne sono viste poche e la maggior parte dei team ha superato i 100 giri giornalieri. Cosa impensabile soltanto 20 anni fa, come giustamente fatto notare ieri ai media da uno che parla poco ma dice cose sensate, ovvero il coetaneo del compianto Paolo Villaggio.
Comunque, pur escludendo i confronti con i rivali più blasonati, le sensazioni in Ferrari sono positive. Vettel ieri ha parlato addirittura di giornata perfetta, di poter andare a dormire felice dopo un debutto così. Ed anche in questo caso, non parlo di uno noto per sproloquiare con la stampa. Oggi Carletto ha debuttato con un programma apparentemente simile, con più di 150 giri all’attivo ed un best lap mattutino ad un decimo dal miglior tempo del compagno di squadra. Cauto ottimismo sembra essere dunque la parola d’ordine, fermo restando che il paragone con Mercedes resta improponibile con gli elementi a disposizione.
Insomma, noi la classifica dei tempi la dobbiamo prendere come l’utopia sapientemente descritta da Eduardo Galeano. Il celebre scrittore uruguaiano diceva che l’utopia è come l’orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. E allora a cosa serve l'utopia? Serve a camminare. E quindi nel nostro caso a cosa serve la classifica dei tempi? Serve a continuare a sperare, a sognare, ad alimentare ogni giorno la passione che è alla base del legame che ci lega in quanto ferraristi come in una stupenda fratellanza laica. E allora forse è vero che l'attesa del piacere è essa stessa il piacere... Wait and see.

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