Profondo Rosso

La F1 a casa di Lauda

  1. Torna la F1 in Austria.
    E come faccio a non ripensare a Niki?
    Ho già raccontato cosa Lauda abbia rappresentato per la mia generazione (ma anche per altre).
    Ho pure avuto il piacere di vederlo correre. Dal vivo, non alla tv.
    Imola 1985.
    Lui era agli sgoccioli di una carriera leggendaria.
    Io stavo alle prime armi.
    Rammento ancora la commozione che provai trovandomelo davanti nel paddock.
    Ero come un bambino che crede in Babbo Natale e lo incontra per davvero, Babbo Natale.
    Una volta tenevo una lezione in una università.
    Aspiranti ingegneri.
    Quando ho detto: beh, io ho fatto in tempo a vedere Lauda correre dal vivo, ho sentito un “ooohhhh” prolungato.
    Dipendeva dal fatto che era uscito da poco al cinema il film Rush.
    Ma non si vive di sola nostalgia, per carità.
    Nel presente, mi chiedo cosa Lauda penserebbe della crisi di identità della Ferrari.
    Forse mi inviterebbe a riflettere sulle scelte compiute da Marchionne nell’ultima fase della sua troppo breve presidenza, perché se stiamo al punto in cui stiamo forse non ci siamo arrivati per caso.
    Oppure, non lo so, Niki mi esorterebbe a respingere i catastrofismi, è un momento così, è un passaggio di fase, talvolta occorre passare per la cruna dolorosa dell’ago delle sconfitte per portare il cammello, pardon, il Cavallino in paradiso.
    Certezze io non ne ho.
    Alle sofferenze da appassionato ci sono abituato. Alla cretinaggine degli anti, anche.
    Andiamo avanti, con la nostra civilissima storia cui Niki Lauda ha contribuito e non poco.
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