Profondo Rosso

Leclerc, il lato oscuro della forza e webeti

Dunque, una volta funzionava così.
Campionato del mondo di calcio in Messico.
1986.
Quarto di finale Inghilterra-Argentina.
Sullo 0-0 il mitico Diego Armando Maradona segna un gol di mano.
Purtroppo l’arbitro convalida.
Il cronista (mi pare di conoscerlo) censura severamente la furbata del Pibe de Oro.
Poco dopo, nell’ambito dello stesso evento, Maradona segna un gol straordinario, da molti ancora oggi reputato il più bello della storia.
Lo stesso giornalista (ancora, mi pare di conoscerlo) scrive che l’idolo dei napoletani ha firmato una prodezza sensazionale.
E ovviamente a nessuno viene in mente di obiettargli: ah, ma se lo hai criticato per la Mano de Dios non puoi esaltarlo per un dribbling bello come un sogno realizzato.
Era, appunto, il 1986.
Non c’era Internet.
Di sicuro si tratta solo di una coincidenza e all’epoca Enrico Mentana (si, il copyright è suo) ancora non aveva smascherato quelli che chiama Webeti.
Oggi faccio francamente a capire, ma non mi arrendo.
Per quale oscuro motivo chi ha criticato (io, non da solo) l’atteggiamento di Carletto nella coda delle qualifiche dovrebbe, ohibò, ignorare il suo capolavoro domenicale?
Perché se io penso (come penso) che Seb abbia subito un torto al sabato dovrei evitare di condannare la sua prestazione domenicale, quando lui stesso (Seb è una persona di rara onestà intellettuale) ha subito detto di aver buttato via la gara con un errore madornale?
E infine. Come è possibile che chi si proclama ferrarista non sia felice per l’uno-due tra Spa e Monza di un giovane che sta riscaldando i cuori di un popolo?
Mi dispiace.
La Rete è una cosa bellissima, ma ha anche sdoganato miserie che almeno un tempo, dico nel 1986, restavano confinate nel cestino della carta straccia, perché le lettere anonime non avevano dignità di pubblicazione.
Badate: non parlo di questo luogo, che è casa mia. Webeti ce ne sono sempre stati anche qui. È un discorso di carattere generale, che non affronterò mai più. Confido sempre nella civiltà e nella educazione del prossimo.
Alla fine, vinceremo noi.
Ps. Sarebbe invece interessante sviluppare una riflessione sul lato oscuro della forza, non di rado presente nei campioni. Senna era amico mio ma fece una porcata a Suzuka90, in compenso non ricordo un giro bello come il suo primo a Donington nel 1993. Schumi era quello di Jerez97, ma gli ho visto fare cose sublimi in tante occasioni.
Si poteva sostenere l’una e l’altra cosa, senza incappare in imbarazzanti (per gli autori) riflessioni.
Ah, già.
Una volta non c’era Internet.

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