Profondo Rosso

Enzo Ferrari e la Rossa che si svela

Di presentazioni Ferrari ne ho viste tante, tante, tante.
La prima cui partecipai, se non ricordo male, è datata 1983. Era inizio estate e il Vecchio offriva ai fans una versione aggiornata della macchina con il turbo, affidata a Tambay e Arnoux.
C’era ancora nell’aria il rimpianto insanabile per Gilles.
Io ero un ragazzo e mi aggiravo commosso e stupito tra Forghieri e i meccanici.
Intuivo cosa mi avrebbe riservato la vita, anche perché sono sempre stato dotato di notevole autostima, e un po’ avevo paura, mi dicevo, eh, fai che non ti capiti mai di riconoscerti in quel pezzo di Antonello Venditti del 1979, cristo, si intitolava “Modena” e il verso faceva “tanto valeva avere ballato già da allora quando tutto era da fare e tu non eri importante...”
Ma poi Franco Gozzi, il braccio destro di Enzo, mi sussurrò: vieni, il Commendatore ha un regalo per te.
Avevo le gambe di ricotta. Ferrari abbassò gli occhiali scuri e mormorò: “Prima volta, eh? Se permette, le dono la riproduzione della prima pagina della Gazzetta dello Sport del 1919, avevo più o meno la sua età, c’è l’articolo firmato da me sulla partita Modena-Inter. Lo prenda, è il mio modo di augurarle buona fortuna”.
E quando uno ha vissuto un momento così, sai che cazzo gliene frega dei troll?!?
Poi mi ricordo Montezemolo e il 1995.
Non toccavamo palla da una vita.
L’avvocato mi disse: a sollevare il velo sulla monoposto voglio chiamare il suo amico Alberto Tomba, che sta dominando il Circo Bianco. Se serve, ci metta una buona parola.
Non servi’, perché AT si rese immediatamente disponibile. Eravamo nel museo di Maranello, allora molto più piccolo di oggi. Tomba se non altro porto’ fortuna ad Alesi, che con quella vettura si aggiudicò il suo unico Gran Premio.
Altre cerimonie ho visto e talvolta mi sono emozionato e talora annoiato.
Ma sempre ho ringraziato il cielo di essere lì, perché la Ferrari appartiene al repertorio di una Italia che ha molti difetti ma rimane unica.
E il merito è di quel signore dai capelli bianchi che in una epoca remota mi regalò un foglio di giornale.

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