Profondo Rosso

La Ferrari, la Fia e la Talpa

Può darsi che ai miei quattro lettori interessi la mia interpretazione (occhio alla parola: interpretazione) su quella che chiamerò la vertenza Fia-Ferrari.
Anzi tutto ribadisco la perplessità (eufemismo!) sul comunicato di venerdì della Fia medesima. Oggettivamente incomprensibile, almeno per i comuni mortali.
Parto dal dato di cronaca, acclarato: durante la stagione 2019, erano state avanzate riserve (altro eufemismo!) sulle prestazioni della power unit Ferrari.
La Fia, come fa abitualmente, aveva avviato una ispezione.
La materia del contendere riguardava, per quanto risulta a me, il flussometro della benzina e non solo.
Qui si è aperto il contenzioso, avendo la Ferrari tenuto il punto, cioè sostenuto che le sue soluzioni erano legali.
Ha tenuto il punto anche la Fia e si è aperta una controversia simile, per capirci, alle contestazioni fiscali.
L’Erario non considera valide le tue detrazioni, tu insisti, la questione è iper-tecnica e nel caso specifico, il nostro, richiede pure costi ingentissimi tra verifiche e contro verifiche.
Non di rado, il fisco e il contribuente trovano un...settlement, parola non a caso presente nel documento del venerdì, che è poi l’accordo su un disaccordo, fermo restando che il coltello da parte del manico ce l’ha il fisco, pardon, la Fia.
E infatti, come sapete, nelle more della vertenza la Fia ha cambiato le regole, a proposito, guarda un po’, del flussometro. E non solo.
Domanda.
Ma non è che per effetto di questo “settlement” la SF1000 fin qui è andata piano?
Risposta: no, ci sono altre ragioni.
Domanda.
La Ferrari l’ha vinta o persa, questa partita?
L’ha persa se si pensa che una sua soluzione tecnica ha portato alla revisione delle norme (che ovviamente valgono anche per Mercedes, Honda e Renault).
L’ha pareggiata se invece si prende atto che non ci sono state squalifiche, il che implica, quanto meno, il riconoscimento della buona fede.
Infine, quella che segue è una opinione, come tale personalissima cioè suffragata da zero riscontri.
In tutta la vicenda, facendo peraltro il mestiere suo, la Fia si è mossa come se avesse informazioni degne di un whistleblower, per dirla all’anglosassone.
Tradotto.
Un informatore.
Una talpa.
Indovinate dove.
Io non sono John le Carré. E non sarò mai bravo a scrivere come lui.
Ma credo di non sbagliare.

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