Profondo Rosso

Il virus, la Williams e i babbei da mini Race

Un paio di riflessioni.
Post (speriamo!) virus.
La crisi Williams non è figlia della pandemia.
È la storia di un declino che viene da lontano.
Dispiace a chi, come me, ha visto e vissuto la grandezza di Frank.
Avevo 19 anni quando Clay Regazzoni, il mio amico Clay!, vinse il primo Gp con la macchina di Williams.
Frank da giovane aveva fatto il meccanico a Modena, al servizio di De Tomaso.
La sua, dico di Frank, è stata una storia ispirata dalla passione.
Quando, dopo di lui, in azienda hanno cominciato a considerare più importanti altri valori, il declino si è materializzato.
Io rivedo Piquet padre, Mansell, Damon Hill, Prost, Senna, Villeneuve figlio su quella macchina. Ritrovo anche la memoria di certe manifestazioni di arroganza.
E mi fermo lì, perché a Frank vorrò sempre bene.
C’è poi quella proposta (di Liberty, dicono) per mini Race al sabato al posto delle qualifiche, quando si debbano correre, causa Covid, due Gran Premi di seguito sulla stessa pista.
Mini Race pro griglia del giorno dopo, con via al sabato a posizioni invertite rispetto al risultato della domenica precedente.
Io adoro il carnevale.
Anche Halloween.
Al limite, posso convertirmi anche al wrestling.
Ma a chi mi legge raccomando quanto segue.
Diffidate sempre di chi celebra qualunque stronzata modernista, inneggiando alla fantasia e alla innovazione.
Uno può essere fantasioso e innovatore.
Ma un babbeo tale rimane, sorry.

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