Profondo Rosso

Un mese all’Austria, fra Hamilton e Bob Kennedy

Un mese all’alba.
Incrociando le dita.
Fra 30 giorni, il 5 luglio, finirà la nostra astinenza da Gran Premio.
Dico subito che sarà bellissimo, anche se ci dovremo adattare a tante cose, dalle corse bis su stessa pista ad altre conseguenze figlie della oscena pandemia, porte chiuse comprese.
Ma almeno ritroveremo macchine, piloti, ingegneri. Persino il Pinguino francese, va mo la’.
Tra un mese, in Austria, inizieremo a scoprire come funzionerà l’estate da separati in casa tra Vettel e la Ferrari. Credo non possa essere, per forza di cose, una coabitazione semplice: l’amore è finito, ma per alcuni mesi si resta sotto lo stesso tetto.
Non mi sorprendono le astuzie di Toto Wolff, che già sparge sale sulle ferite altrui: c’è ancora in circolazione gente che prende sul serio i manuali sulla guerra psicologica e quelle menate lì.
Vedremo e vedrete. Vaga nell’aria un gigantesco cetriolo. La meta del cetriolo è ancora indefinita.
Tecnicamente parlando, sarà un mondiale strano. Otto gare, per ora, ravvicinate. Vetture sulle quali non si comprende bene cosa potrà essere migliorato. In generale, serviranno prudenza nei giudizi: può essere che, con i suoi contorcimenti, il 2020 sia soltanto un prologo del 2021. Facciamo che sono curioso. E tanto.
Un’ultima cosa. Io mi riconosco pienamente nella presa di posizione di Lewis Hamilton, a proposito della più recente tragedia americana. Ho ormai una età che mi permette di coltivare i rimpianti, senza però abdicare alla speranza. Forse ridurre, almeno ridurre!, le diseguaglianze di ogni tipo è una utopia: ma è valsa e varrà sempre la pena provarci.

Consiglio una sosta su YouTube.

Robert F Kennedy announcing the Death of Martin Luther King.

Io quello sono.

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