Profondo Rosso

Schumi e Hamilton visti dall’ingegnere

Schumi and Hamilton. Hamilton e Schumi.

Stavolta, dopo Otelma,  ospito il parere del cloggaro Quattropalle.

Gia’ al servizio di un prestigioso brand italiano, oggi schierato con un prestigioso brand germanico, l’opinionista parla come persona informata sui fatti.

Buona lettura.

4BALLS SCRIPSIT.

Contra Otelma...

… ovviamente per celia, ci mancherebbe. Ma prendendo spunto dal suo intervento e fatto salvo il rispetto dovuto per il Cofondatore del Clog, vorrei scrivere anch’io due righe non senza aver prima ringraziato il Compagno Segretario Generale per la sua squisita ospitalitá, etc.. etc..
Saró diretto.
Hamilton (vale anche per Mercedes) puó stabilire tutti i record che vuole. Di pole, di vittorie e di mondiali vinti.
Il numero assoluto puó essere (e sará) dalla parte di Lewis.
Ma i suoi record sono solo freddi numeri.
Lo Zio era e resterá nell’Olimpo, dove giá stanno gli altri Dei della velocitá, antichi e delle epoche piú recenti.
A mio parere Lewis Hamilton no.
Ham vinto moltissimo e non è certo un pilota del menga, ma le sue vittorie non hanno il pathos delle vittorie (spesso memorabili imprese, sempre lottate) ziesche . Sono venute una dopo l’altra come le noccioline, facili facili, in virtú di un dominio assoluto certamente buono per lui e per la Mercedes, ma invero non memorabili.
Epici erano financo gli eventi negativi (diciamo pure disastrosi) che si verificavano in gara (o in qualifica) quando il Lato Oscuro della Forza si impossesava dello Zio, spingendolo ad azioni che con lui diventavano appunto Storia, laddove con altri piloti sarebbe state classificate nella categoria delle comiche.
Lewis corre solo contro sè stesso, liscio liscio, avendo cura di provare a concentrarsi sul mestiere di pilotare (quando lo fa ovviamente vince o si mette in condizione di farlo).
Dominanza tecnica Mercedes, pilota al rimorchio.
Cosí é easy.
La preoccupazione di Lewis non è guardarsi da Hakkinen, ma dalle sciocchezze (rare) che qualche robottino di ingegnere al muretto Mercedes potrebbe perpetrare (a proposito: quelli al muretto oggi quasi pilotano la gara, ai tempi dello Zio non era ancora così).
E quando è capitato il Rosberg in vena, abbiamo visto cos’è successo.
Insomma onore al merito e a tutto il resto.
Hamilton certo non è un personaggio banale ma, come detto, i suoi sono solo freddi numeri.
Quelli dello Zio sono record gravidi di emozioni e lotta, arrivati dopo un percorso duro di crescita durato anni e da lui sostenuto con fede nella squadra che aveva contribuito a mettere in piedi e fatto crescere passo dopo passo, percorso culminato in un ciclo irripetibile.
Fossi Hamilton, mi rammaricherei di aver corso e vinto in condizioni di superiorità così evidente. Non credo farà bene alla sua fama, ammesso questo gli interessi quando da ex pilota, fará l’influencer o l’uomo immagine o il disk jockey o whatever.
Ma resta a mio parere fermo che ha vinto tanto, che ha vinto facile.
Io almeno lo ricorderó così, se me lo ricorderò (nel caso di Lauda, Prost, Ayrton e Schuey non ho bisogno di sforzarmi troppo per ricordare).

Chiudo con una chiosa, modesta ma ferma.
Considerazioni come quelle sopra descritte, uno avrebbe il diritto di aspettarsele (espresse certamente in forma migliore di quanto io modestamente sia in grado di fare) da chi la Ferrari la guida e la rappresenta su scala globale.
Invece è arrivato il panegirico per il concorrente, in sede di celebrazione di un evento epocale per Ferrari. Senza o quasi una parola dedicata al pilota che alla Storia di quei 1000 gran premi ha dato grandissimo lustro.
Direi che, alla luce di dove siamo, non ci sia motivo di meravigliarsi.

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