Profondo Rosso

Da Alonso a Petrucci, il fascino del raid

Il raid, le dune, l’estremo.

Sotto una riflessione del cloggaro Roli.

ROLI SCRIPSIT

Ricordando l'esperienza di Alonso (che fuori dalla F1 si mise alla prova in auto nella massacrante corsa nel deserto), ora sto seguendo le gesta di Danilo Petrucci, immeritatamente escluso dalla griglia di partenza della MotoGp 2022.

Nemmeno la positività al Covid l'ha fermato, ha voluto a tutti i costi partecipare alla corsa nel deserto africano ricordando i suoi esordi con le ruote artigliate.

Ottima la partenza la prima giornata poi il guasto tecnico , il recupero del mezzo con l'elicottero e la ripartenza oggi 4/01 oramai fuori classifica.

Quando la passione chiama tutto il resto non conta, nemmeno l'aver perso telefono, soldi, patente e carta di credito inspiegabilmente svaniti dalla tasca interna della giacca tecnica durante la tappa sfortunata, al bivacco il meccanico lavora, il pilota si riposa ed il nuovo giorno attende una nuova avventura da correre nonostante gli antiinfiammatori e la mascherina anti contagio obbligatoria.

Peccato, seppur Danilo non sia uno specialista del deserto era tra i primi 5, volava a 150 km/h sulla sabbia e nulla poteva preannunciare il guasto ad uno dei componenti specificatamente progettati per questa gara e cioè il serbatoio (che è diviso in due parti anteriore e posteriore a distribuire bene il peso) della sua KTM Ufficiale.

Quanti "Dakariani" hanno preso il via o lo prenderanno in futuro provenienti da discipline molto lontane dalle dune, dai dossi e dal fesh fesh? La calamita attira se c'è del buon ferro ma anche se l'eroismo degli anni '80, quando si correva anche in vespa, con le renault 4 o le 2 Cv Citroen è irripetibile, resta intatto quel piglio indomito che alberga nei cuori dei temerari del rischio.

Case Ufficiali a fianco di semplici appassionati, obiettivi diversi ma su un unico palcoscenico.

Gli scenari naturali contenuti nei racconti del compianto Wilbur Smith ma anche i traffici al limite del reato ed i trafficanti raccontati dall' amico Carlo Pernat per avere la benzina sempre a disposizione e di buona qualità poi... la mistica visione della spiaggia rosa di Dakar all'arrivo, per chi arrivava, primo o ultimo non conta, al netto delle solite pastoie burocratiche e delle amnesie della direzione gara, la Dakar resta quel "mal d'Africa", il più contagioso per i Piloti a due e 4 ruote.

Danilo, archetipo del malato di giri motore, vuole arrivare alla fine, vuole dimostrare in primis a se stesso che è un Pilota con la P maiuscola, non importa su quale pista si corra, non è essenziale nemmeno il risultato, lontano dal paddock dorato, dalle hospitality comode con l'aria condizionata, dal prosecchino e dai salatini, sabbia, dolore e disperazione ma Vita!

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