Profondo Rosso

Una città per Forghieri

Oggi, giovedì, la città di Modena consegna le chiavi del Comune a Mauro Forghieri, nel giorno del suo …esimo compleanno.
Sono stato invitato dalla amministrazione comunale a motivare il riconoscimento tramite discorso pubblico.
Per me è un onore.
Forghieri è come uno zio.
Ricordo con tenerezza il nostro primo incontro.
Era il 1981.
Io lo consideravo un mito.
Ero un ragazzo.
Avevo paura persino di fargli una domanda.
Gliela posi e in effetti lui fu un po’ brusco.
Ma poi mi strizzò l’occhio e sussurrò: lo so, lo so che sei uno di noi.
E insomma.
Oggi, nel mio discorso, svilupperò tre concetti.
Il territorio.
Della Terra dei Motori Furia, cioè Forghieri, è una espressione altissima.
Reclus, suo padre partigiano, fu uno dei primi operai del Drake.
C’è un senso sempre, in tutto questo.
Poi il rimpianto per una Italia che non c’è più.
Quella che credeva nei giovani.
Forghieri era un fresco laureato nemmeno trentenne quando Ferrari lo nominò capo del reparto corse.
Dovremmo ragionare su questi dettagli.
Infine, l’innovazione.
Lo sanno in pochi, anche se in questa sede ne ho già scritto.
All’alba degli Anni Novanta, per conto della Lamborghini di Lee Jacocca, Forghieri progettò la prima auto elettrica.
Era un van.
Andava benissimo.
Ma gli dissero che era troppo in anticipo sul futuro.
Per fortuna, aggiungo io, Enzo Ferrari non pensò la stessa cosa, quando Mauro gli propose un cambio trasversale, per la macchina di Lauda.

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