Profondo Rosso

Ferrari, meglio a Sebring che a Gedda?

La faccio breve.

E’ triste che qualunque congettura sul conto della Ferrari da Gran Premio appaia credibile.

E’ un indice di una preoccupante crisi di identità.

In attesa di tempi migliori, vi offro il testo di Emi Emi, vate (senza erre finale, mi raccomando) delle corse per macchine con ruote coperte.

Infatti non è solo la settimana di Gedda, ma anche quella di Sebring, per la 499 iscritta al Wec.

A occhio, non si vince manco lì (in compenso Michelle Yeoh, la compagna del Pinguino Todt, ha vinto l’Oscar).

EMI EMI SCRIPSIT

  1. Un vero sorriso
    ( E una nuova speranza)

Caro Nume.
Mi ha dato un’investitura il cui peso comincia a farsi sentire. “Il più grande esperto italico del WEC”. Ci rido su perché so non essere vero. Ma la responsabilità del racconto e della voce del cronista attento, quella no. Quella rimane tutta. Anche fosse la partita del Pizzighettone in trasferta al Cibali.
Cronaca. Se vuoi clamorosa. Come un Ciotti d’altri tempi col suo inconfondibile timbro vocale segnato da mille e più sigarette avrebbe saputo magistralmente descrivere.
Allora?
Allora ecco. Il perché, di un post che è quasi una lettera. Una dichiarazione. Una confessione a cuore aperto. So già cosa vorresti da me. Che ti dicessi che la nuova avventura Ferrari sia un sentimento che ti faccia dimenticare la malinconia della Formula 1 con le sue grandezze, ma pure con le sue miserie. Quando la 499P ha visto ufficialmente la luce a Imola, è stato in occasione di un evento esclusivo, come per la SF-23. Ma è andata in pista il giorno dopo. A farsi ammirare dal suo intero popolo. In mezzo alla gente comune. Appassionati senza italianismi prestati alla lingua inglese. Nessun “The tifosi”. Solo gente. Attaccata alle reti di Rosso vestita. Gente come noi e soprattutto come te, che dal ponte di Via Abetone guardando il circuito di Fiorano, ha sempre saputo cosa fosse la Ferrari. Parte di sé, oltre la sua stessa simbologia.
Ora mi chiedi di donarti una nuova speranza. Neanche fossi una qualsiasi Principessa Leila, con un dischetto tra le sue mani ribelli. Posso dirti quello che so. Quello che ho vissuto e quello che il mio animo di cronista abbia potuto osservare. E spera (da adesso in poi) di continuare a vedere.
Ho visto una Ferrari che pensavo non esistesse più. Che ai box per bocca dei suoi tecnici,parla ancora con accento modenese. La tua terra. Si emoziona e quasi si commuove nel vedere il frutto del proprio lavoro prendere forma. Ho visto una Ferrari che a differenza della Formula 1 non ha risparmiato chilometri. Da Fiorano fino a Sebring. Passando per Barcellona, Portimão, Monza e Aragón. Una squadra test come Dio comanda, come ai tempi di Schumi, girando giorno e notte. Con qualsiasi condizione atmosferica.
Ho visto un team manager, Coletta, dare fiducia alle persone. A uomini che da altre parti non godevano più della medesima stima. L’ho visto riappropriarsi delle origini Ferrari. Quelle radici che hanno reso il Cavallino mito nel mondo. E poi Nume ho visto una cosa che mi ha veramente colpito. Ho visto gente contenta. Che aveva voglia di sorridere. Felice di essere parte di una squadra, tra tanti abbracci e qualche lacrima. Ho visto e non ho sentito proclami. Promesse di aprire cicli iperbolici fatti di mirabolanti successi a ripetizione. Profilo basso. Silenzio verso l’esterno. Il mondo. Tenendo ancora per sé ogni istante di possibile gioia.
Ora mi chiedi cosa succederà a Sebring tra cinque giorni. Posso solo dirti che sarà un cammino non facile, ma non assomiglierà a nessuna lunghissima traversata nel deserto. Toyota è ancora una stella lontana. La meta da raggiungere in pista. Prima di pensare a vincere ed essere i migliori. In Florida sarebbe già bello terminare la corsa senza gravi inconvenienti. Arrivare senza patemi di sorta al traguardo della 1000 miglia americana. Sopra un asfalto che tra crepe saldate col catrame e lastre in cemento è già di per sé leggenda nella leggenda.
Ecco Nume. Potrei garantirti un “promettente insuccesso”, come disse Ferrari dopo la sua prima corsa da costruttore, sul lontanissimo (nel tempo) circuito di Piacenza.
In fondo, le cose migliori a Maranello, sono sempre nate così.
Tra un vero sorriso.
E una nuova speranza.

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