Profondo Rosso

Ferrari, prima della pole di Gedda ecco quella di Sebring!

La pole di Gedda, perché no?

Aspettandola, dopo 50 anni ecco là pole di Sebring, firmata da un ragazzo di Calabria, Antonio Fuoco.

Questa è, sì!, una bellissima storia Ferrari.

Raccontata qua sotto dal magistrale Emi Emi.

Grazie a lui e alla 499, sogno che ricomincia.

Il resto è…F1.

EMI EMI SCRIPSIT

Ci sono cose, che non riesci a spiegare.
Altre invece che rischi, colpevolmente di dimenticare.
Eh insomma…è un ossimoro dell’emozione. Il testacoda dell’anima in supplizio permanente effettivo. Puoi raccontare la storia. Si puoi. Se sei conscio di averla vissuta, assaporata come un sogno a occhi aperti. Non ci avrei scommesso un centesimo. Avrei firmato per una seconda fila. Quante altre cose potrei retoricamente mettervi a repertorio? Ma questo è stato un testacoda vero. Uno di quei 360 che ti fanno solo guardare avanti.
E sentire vivo.
Una Ferrari che lascia basiti i commentatori inglesi, che pietrifica lo sguardo di Buemi e dell’intera Toyota, che fa sembrare tutto maledettamente lontano e impossibile , ma per una volta agli altri. Non alla Ferrari.
È tutto vero. È realmente successo. Un quarto d’ora da vivi o muori. Un perfetto Q3 in salsa WEC. Un lampo Rosso nel cuore della notte italiana. È gia venerdì 17. E tutti giù, a toccarsi gli zebedei come impuniti iettatori.
Anche se in America è ancora giovedì.
L’ultima volta del Cavallino davanti a tutti in qualifica al giovedì? Forse mai. O forse per una 1000Km a Monza. Quando si correva il 25 aprile e non il fine settimana. Una “nuova speranza”. Che esagerato mi sono detto. Invece no. Invece il mio istinto aveva dannatamente visto giusto. Dovrei ascoltarlo un po’ di più. Più della mia attenta logica ha creduto “in quel possibile invisibile”. Nell’emozione di una squadra che aveva visto al box di Fiorano. Non era solo un’impressione. Non era l’enfasi di una cronaca spocchiosamente gratuita, ma qualcosa che dovrebbe regalarci la speranza di vedere una Ferrari che abbiamo dimenticato.
“Proud of you”.
Il tempo di arrivare ai box e abbracciare tutti. Cannizzo, Coletta e poi la squadra tutta.
Proud of you. Dice alla radio Antonio Fuoco, il ragazzo di Calabria.
E quella logica (un’altra) della lingua inglese. Per cui la seconda persona, tra singolare e plurale, si pronuncia allo stesso modo. Nessuna differenza. La stessa parola.
Tu e voi.
Forse non c’è davvero alcuna differenza. C’è solo un’emozione che vuole sopraffarti, come la disfatta in Bahrein.
Forse Nume, dovremmo imparare a sperare di nuovo.
Forse c’è un nuovo sogno americano, stampato nel rosso del tramonto della Florida.
Mi dico che ogni tanto faccia bene all’anima poter sognare.
Anche solo una Ferrari a ruote coperte.
Improvvisamente, in pole a Sebring.

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