Profondo Rosso

Io, Marchionne e la Maserati

Oh, lo so.
In questa sede, il Clog, il popolino aborre qualunque riferimento alla Formula E, così come la plebe cloggara rimpiange l’era dei motori potentissimi, rumorosissimi e tanti saluti alla modernità (vedi anche levate di scudi in favore delle prove libere da Gran Premio, materia adorata dai superstiti dell’era glaciale).
Mi arrendo dunque alla maggioranza dei miei aficionados.
Ma poiché alla minoranza (io) va comunque concesso diritto di parola, mi si permetta un cedimento alla memoria.
2017.
Sergio Marchionne è il presidente Ferrari, nonché il potentissimo ad di Fiat Chrysler.
Per ragioni che mai ho capito, Marchionne mi voleva bene. Anche se sapeva che ero un montezomolato doc.
E non si perdeva una puntata di Race Anatomy, il talk di Sky in cui faccio da spalla a Fabio Tavelli, lui Nino Taranto e io Totò.

Dunque siamo nel 2017 e ci troviamo a parlare insieme e io gli chiedo se non sarebbe carino immaginare un ritorno Maserati in F1, ovviamente come fornitore di un motore ibrido:
Lui mi risponde: ma sa che invece potrebbe essere una idea interessante promuovere il brand del Tridente in Formula E, dato che l’evoluzione automotive va in quella direzione lì?
Domenica 4 giugno 2023 una Maserati a ruote scoperte, 66 anni dopo il successo di Fangio in un Gp di F1, ha riassaporato il piacere di sfrecciare vittoriosa sotto la bandiera a scacchi. Poi certo Gunther il pilota non sarà mai Fangio, ma anche John Elkann non sarà mai Montezemolo.
Ho raccontato questa storia perché leggo le vostre amareggiate riflessioni sul presente tragico del Cavallino in F1.
Certo non nego che Marchionne, con le sue pretese non di rado balzane, possa aver contribuito al malessere attuale della Rossa da Gran Premio.
L’uomo aveva i suoi difetti.
Ma attenzione, visto che qui cani e porci si sentono in diritto di riscrivere la storia.
Quando Marchionne va in agonia, estate 2018, la Ferrari e Vettel sono in testa ad entrambe le classifiche iridate.
Sono passati quasi cinque anni. Piano, prima di dire che la colpa del disastro attuale è di chi non c’è più da un pezzo.
Grazie per l’attenzione.

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