Il Sainz del venerdì e KR7 viene a vivere in Italia
Sainz davanti nel venerdì di Monza intanto è un bel regalo di compleanno che Carlitos si è fatto da solo.
Poi vedremo, del senno del venerdì in F1 son piene le fosse del week end.
Due cose.
Kimi Raikkonen viene a vivere in Italia. Ha comprato una casetta (vabbè, una casona!) sul lago di Como. È suggestiva una delle motivazioni: permettere di sviluppare al primogenito Robin la passione per il kart nella zona di Lonato.
A volte ritornano.
Desidero poi ringraziare, di cuore, quanti mi stanno restituendo le emozioni della giovinezza.
Quando, poco più che ventenne, iniziai a frequentare i circuiti della F1, ero ovviamente circondato da colleghi che avevano trenta, talvolta anche quarant’anni più di me.
Naturalmente, questi adorabili compagni di viaggio non la smettevano mai di spiegarmi quanto diverso e migliore fosse l’automobilismo della loro giovinezza. Avevano visto guidare Clark, Stewart, Fangio, qualcuno addirittura millantava di aver fatto in tempo ad ammirare dal vivo Nuvolari. Altro che i “miei” Prost, Piquet, Alboreto, Mansell!
E il pubblico, signora mia! Che decadenza! Nella seconda metà degli anni Ottanta la gente andava negli autodromi con bandiere, fischietti, tamburi. Talvolta per la gioia invadeva pure la pista. Barbari! Vuoi mettere con la compostezza dei tifosi degli anni belli?
Inoltre, una volta sì che gli appassionati di corse erano preparati. Mica come nella mia era, quando freschissimo e lancinante era il ricordo delle mattane di Gilles. Perbacco, si era proprio abbassato il livello della competenza, se ci eravamo innamorati di uno che sbrindellava sempre semiassi, motori, fiancate…
Infine, per carità, c’era un degrado persino filosofico. A Ecclestone interessavano solo i soldi. A Ferrari e ai suoi competitors pure. Marcello Sabbatini, grande penna, nato una trentina d’anni prima di me, ogni settimana ci spiegava che il denaro aveva corrotto l’anima dell’automobilismo. Del resto, per fare un esempio, coinvolgendo grandi costruttori era diventato impossibile per una Tyrrell lottare per il mondiale. Era ormai tutto un wrestling, infatti la definizione Circo a quattro ruote nacque allora. E noi giovani degli anni Ottanta non capivamo che era tutto un grande imbroglio, dagli ottani delle benzine alle furbate aerodinamiche di Ducarouge, non capivamo, noi giovani del 1985 e dintorni, perché eravamo ignoranti, ci bastava dire di essere stati fisicamente a Imola o a Monza o a Zeltweg ma non eravamo degni di confrontarci con chi era stato, per sua fortuna, giovane decenni prima.
Siamo nel 2023, mi sento raccontare le stesse cose, sebbene vecchio sia diventato io. Ma fin quando mi rifiuterò di contestare per partito preso chi ha 40 anni meno di me (e legittimamente ha idee differenti, visioni autonome, prospettive indipendenti, non si scandalizza se ci sono meno prove libere, non si incupisce perché sono stati aboliti i test privati, non si indigna se ci sono regole rigide su power unit e cambi, non si offende se le gomme sono contingentate e sa usare il cellulare, ohibò) beh, vorrà dire che non sto invecchiando male.