Alonso super ma Leclerc è un caso (umano)
Dico subito che Alonso mi ha addirittura commosso, in quel di Interlagos.
Aggiungo che Hamilton viene esposto da Mercedes a figuracce barbine, essendo lui incolpevole.
Su Verstappen 52 beccatevi Undead e buona lì.
Ma ovviamente il tema della domenica brasiliana è un altro.
Diceva Napoleone: preferisco un generale fortunato ad un generale bravo. Ora, io non so se Leclerc sia un appassionato di storie bonapartesche: però qui ormai siamo di fronte ad un classico, per la serie la fortuna, appunto, è cieca ma la sfiga ci vede benissimo…
Arriveranno certamente spiegazioni qualificate sul motivo che in Brasile ha tolto di mezzo Carletto prima ancora dello Start. Però questo è un caso umano, al netto delle interpretazioni di stampo tecnologico.
Leclerc è molto amato da tantissimi tifosi del Cavallino. La gente comune gli vuole bene perché ha imparato ad apprezzarne l’ardimento, persino struggente!, in anni tremendamente difficili per la Signora in Rosso. È stata ed è la generosità del ragazzo a renderlo popolare. In cinque stagioni, quasi mai ha avuto in mano la macchina vincente. Spesso, nemmeno da podio. Eppure, non ha mai alzato il piede.
Ecco perché non sarebbe male permettergli di disputare i Gran Premi! Fa male al cuore sentirlo ipotizzare addirittura un pellegrinaggio a Lourdes. In breve: Leclerc ha dannatamente bisogno di un risultato, di supporto psicologico, di una carezza del destino. Sullo sfondo, si stagliano le ombre di Chris Amon e Jean Alesi: valorosi eroi del brivido dipinti di Rosso, ma mai baciati dalla sorte.
Al netto di tutto questo, la cosa bizzarra è che in una domenica cominciata rovinosamente la Ferrari, grazie a Sainz e al ritiro di Russell, ha addirittura recuperato qualche punto su una Mercedes imbarazzante.
Ma se Sparta piange, Atene non ride.