Se Antonelli fosse il nuovo Kimi (o Ascari…)
L’idea mi è venuta nei giorni di Natale, leggendo gli auguri di KR7 (ovviamente estesi anche al discepolo Mazgiorg).
E’ da un po’ che sento parlare, in termini francamente entusiastici!, di un ragazzo delle mie terre.
Emiliano.
Kimi Antonelli.
Presto debutterà in F2.
Poiché’ e’ dal 1953 un pilota italiano non diventa iridato di F1, la suggestione è fortissima. Anche solo per il simbolismo sottinteso: da Kimi a Kimi, sarebbe un perfetto riassunto delle mie passioni.
So che un amico cloggaro ha già postato tra i commenti la mia conversazione con Luca Baldisserri, l’ingegnere di Schumi, un altro brandello della mia esistenza di narratore randagio.
La ospito qui, perché smettere di sognare non è mai una opzione.
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Da 70 anni un italiano non vince il mondiale di F1. Era il 1953. Ciccio Aacari non ha mai trovato un erede. Ci hanno provato Musso e Bandini, Patrese e Alboreto, Trulli e Fisichella. Niente da fare. Eppure, forse non manca moltissimo…
“Kimi Antonelli riporterà l’Italia sulla griglia di partenza dei Gran Premi di Formula Uno. E spero sia soltanto il primo passo…”
Parla così Luca Baldisserri. Che è un pezzo di storia dell’automobilismo globale. Classe 1962, è stato l’ingegnere di pista di Michael Schumacher negli anni fantastici del Dream Team della Ferrari. Poi ha diretto l’Accademia per giovani piloti del Cavallino. E ha seguito i primi passi di Andrea Kimi Antonelli, emiliano doc, diciotto anni il prossimo agosto: un ragazzo che a bordo di kart e monoposto fin qui ha vinto sempre e ovunque, tanto da essere ingaggiato dalla Mercedes. Che a breve lo farà debuttare in Formula Due.
“E’ una grande opportunità per un giovanissimo talento -spiega Baldisserri- Per come lo conosco, sono convinto che la sfrutterà”.
Ingegnere, sa cosa si dice in giro?
“Cosa?”
Che questo Kimi bolognese sia destinato a riscrivere la Storia, visto che un driver italiano non si laurea campione del mondo di F1 dal 1953, dai giorni leggendari e remoti di Ciccio Ascari…
“Eh, le aspettative sono legittime, però è meglio fare una cosa alla volta”.
Tradotto?
“Antonelli per quanto ha mostrato nelle categorie minori fa venire in mente Max Verstappen, su questo non ho dubbi”.
È un bel paragone.
“Io ricordo l’olandese da minorenne. Lo vidi guidare in occasione di un raduno riservato alle promesse del volante. Ero lì in rappresentanza della Ferrari. Rimasi impressionato dalle prestazioni di Max…”
E Baldisserri disse in una Intervista pubblicata su queste colonne: il figlio di Jos Verstappen manderà in pensione Lewis Hamilton.
“Era il 2015, la mia era un po’ una battuta, però se mi dice che ci ho azzeccato, beh, accetto il complimento. Anche se per la verità Hamilton è ancora in circolazione…”
A proposito di profezie: vogliamo riprovarci con Kimi Antonelli?
“Calma, calma. Me lo auguro, ma non è giusto caricarlo di troppe pressioni. Il ragazzo deve crescere in tranquillità. La Formula Due per lui sarà una verifica. La supererà. Poi verrà la prova decisiva”.
La F1.
“Esatto. Quando ci arrivi, devi essere all’altezza. Io sono molto fiducioso, ma ne abbiamo visti di giovanotti promettenti che si sono persi per strada. Ma non sarà il caso del nostro Kimi”.
Baldisserri, permette una domanda scomoda?
“Prego, conosco le abitudini della casa”.
Ma non è un paradosso che un pilota italiano così considerato dagli addetti ai lavori sia finito nell’orbita Mercedes? Per giunta Kimi Antonelli è un figlio della Terra dei Motori, l’Emilia…
“Eh, questo non deve chiederlo a me! La Storia segue spesso traiettorie imprevedibili. La Ferrari ha il suo vivaio, la sua organizzazione. Da fuori non è corretto giudicare”.
Beh, da fuori comunque possiamo avanzare qualche ipotesi sulla Rossa del 2024, quella governata da Fred Vasseur.
“Faccio il tifo per lui, per Leclerc, per Sainz, per tutti quelli che lavorano all’interno del reparto corse. Però…”
Però?
“Hanno un problema e questo problema ha un nome e un cognome”.
Max Verstappen.
“Lui. Vede, ogni generazione ha il suo simbolo. Senna, Schumi, Hamilton. Ora è il turno dell’olandese. Sta nell’abitacolo della vettura più veloce, ma anche lui è il migliore. Guidata da Perez, la Red Bull è meno stratosferica, meno lontana. C’è una differenza aggiuntiva determinata dal manico”.
In fondo è una storia che noi due abbiamo già visto da vicino.
“Esatto, con Schumi. La Ferrari di allora era al top, ma soltanto Michael sapeva renderla irresistibile”.
In questi giorni per un triste anniversario si è parlato tanto di Schumacher. Il suo ingegnere di pista come lo ricorda?
“Con la memoria del giorno agonisticamente più felice per entrambi. Era l’8 ottobre del 2000. Stavamo a Suzuka, la Ferrarj aspettava il titolo iridato da ventuno stagioni. Lui spezzo’ l’incantesimo, ero lì in Giappone e ho capito che grazie a Schumi stavo vivendo una emozione irripetibile”.
Magari con Kimi Antonelli, chissà…
“E perché no, amico mio?”