Un film su Fiorio, una fiction su Montezemolo?
Posso solo immaginare l’ira dell’Avvocato.
Ma come? Se raccontano al cinema Cesare Fiorio, a me che sono Luca Cordero di Montezemolo allora Netflix deve dedicare una serie in dieci puntate!
Titolo: Drive to Ciuffo.
Scherzi a parte, ho visto volentieri il film con Scamarcio (nei panni del sempre abbronzato Cesarino) sul duello Lancia-Audi.
So poco di rally, però in gioventù mi sono spesso chiesto come mai il Drake non avesse mai portato Fiorio a capo del reparto corse di Maranello.
E l’interrogativo non avrà mai risposta.
In compenso e forse non per caso, Cesare arrivò in Ferrari subito dopo la morte del Vecchio.
Alba del 1989.
Rimase in sella per un paio d’anni. Ereditò il mitico cambio ekettroattuato dalla filiera Forghieri-Barnard-De Silvestri.
Fiorio in quel periodo vinse 9 Gp, tra Mansell, Berger e Prost.
Non pochi, se si pensa che tra il 1984 e il 1988 la Rossa se ne aggiudicò sei (se la memoria regge).
La Ferrari di Cesare sfiorò il titolo nel 1990: l’epica stagione del fiasco all’Estoril, con Nigel che corre contro il compagno di Scuderia, e della drammatica collisione bis tra Ayrton e Alain a Suzuka. E di certe telefonate di Cesare Romiti.
Eppure, la primavera Rossa di Fiorio era già finita prima di quello schianto in Giappone.
Paradossalmente, fu un suicidio figlio di una grande idea.
Cioè, non ho mai capito come Cesare, dopo aver portato Prost a Maranello, possa aver pensato, quasi in tempo reale!, di andare a prendere Senna.
Roba sempre del 1990.
A torto o a ragione, il francese e il brasiliano si consideravano incompatibili. Inconciliabili.
Se tu stai lottando per il titolo con Alain e ti metti a trattare contestualmente con Ayrton, beh, i casi sono due.
O sei uno stratega più di grande di Giulio Cesare, Carlo Magno e Ike Eisenhower messi assieme e sei astuto persino più del callido Ulisse.
Oppure garantito che vai a sbattere.
Come puntualmente accadde. Con grave danno per la Ferrari, che perse un bravo manager innamorato delle corse e che perse Prost senza avere Senna.
E Cesare Fiorio, che per i suoi meriti comunque reali avrebbe meritato di realizzare il sogno di vincere in Rosso come aveva fatto con la Lancia, non ebbe più un ruolo all’altezza delle sue capacità, in Formula Uno.
Forse su quel 1990 andrebbe fatto un altro bel film, sempre con Scamarcio.