Profondo Rosso

Se a battere la Red Bull non è la Ferrari ma Norris

Anvedi come balla Lando, anvedi come balla bene…
Contentissimo per Norris.
Da anni ci diciamo che è un manico. E c’è anche qualcosa di vagamente romantico nella sua fedeltà a McLaren, marchio glorioso che un cervello italiano in fuga, Andrea Stella, ha contribuito a rilanciare.
Lezione da Miami: Verstappen non è un samurai invincibile. La Red Bull in Florida non era perfetta e ha perso. Poi ha inciso la safety, ma all’inizio Super Max non ha fatto il vuoto come al solito.
Un segnale?
Chissà.
Capitolo Ferrari.
Temo già la messianica attesa per gli aggiornamenti promessi a Imola.
Queste cose tradizionalmente portano una sfiga orrenda, ergo mi taccio.
Il risultato di Leclerc e Sainz, considerato il contesto, non è da disprezzare. Però se e quando i Bibitari sono battibili deve essere la Rossa ad approfittarne, non l’Arancione.
In generale, è stato un Gran Premio con almeno tre team molto vicini nella prestazione. È quello che vorremmo vedere sempre e sarebbe bello accadesse.
Sugli spalti c’era il tutto esaurito anche a Miami, compreso The Donald.
Forse, come mi capita di scrivere spesso, le commemorazioni sulla morte della F1 sono un filo esagerate.
Vuoi mettere con i bei deserti che trovavo a Phoenix o a Indianapolis?

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