Profondo Rosso

Leclerc, inno alla gioia. E nel Gp…

Sì.
Sì.
Sì.
Naturalmente poi verrà la domenica. Intanto però questa pole di Carletto è un inno alla gioia.
Su Leclerc è nota da tempo immemorabile la mia opinione.
Il giovanotto ha da sempre un istinto pazzesco per la velocità.
Montecarlo poi è casa sua e lui da sempre ci tiene.
Sommessamente credo che il suo giro finale sia stata la sublimazione, per ora parziale!, di un progetto che è anche esistenziale.
La Formula Uno, per me, è un impasto irresistibile di umanità e tecnologia. Io la vivo e la racconto come un romanzo popolare. E nei romanzi la trama è sempre un intreccio, un intrigo, una implausibile somma di contraddizioni.
E dunque vedremo cosa ci riserverà la domenica: tra l’altro noi ferraristi siamo abituati a disavventure cosmiche, a puttanate galattiche, eccetera. Sarà una domenica lunghissima e saremo in tanti a soffrire inseguendo una emozione che, qualora si avverasse, meriterebbe la penna non mia ma di Dumas o Hugo.
Vabbè, il resto.
Verstappen ha commesso un errore. Era al limite, Newey al muretto non gli è bastato. Quanto a Perez (e anche Alonso, con ben altra vettura, intendo Fernando), al netto del traffico stendiamo un pietoso velo.
Piastri è un grande e credo di averlo già detto.
Sainz ha fatto quanto poteva. Leclerc è più veloce di lui sul giro secco, almeno a Montecarlo.
Conoscendomi, dubito che sarò in grado di seguire il Gp dall’inizio alla fine. È molto semplice: per me la Ferrari è una categoria dello spirito e in una dimensione ovviamente diversa la stessa consapevolezza appartiene anche a Carletto.
Non da oggi.
I got my mind set on you (George Harrison).

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