Profondo Rosso

Io, Velasco, le ragazze d’oro e Peppone il ferrarista

L’oro delle ragazze di Julio Velasco nel volley qui a Parigi è forse l’emozione estrema mia.
Perché dentro c’è una storia scritta da Edmondo De Amicis, il papà di “Cuore”, il libro che per intere generazioni di giovanissimi italiani ha rappresentato la prima forma di educazione sentimentale (e non solo).
Chiedo scusa ai miei cloggari qui e ora se mi indebitamente approprio delle suggestioni dell’autore di “Dagli Appennini alle Ande” in occasione dell’ultima giornata olimpica.
Eppure, un motivo c’è.
Italia-USA, finale per l’oro della pallavolo femminile, è stata un monologo. Alla fine i francesi hanno sparato pure Vasco.
Alba Chiara.
Pure Rino Gaetano. E i Ricchi e Poveri.
Con ogni probabilità, a questa sfida non saremmo mai arrivati se non fosse stata per la irriducibile tenacia di un esuberante signore di Romagna.
Grandissimo tifoso Ferrari. Una volta venne con me ad Hockenheim per il Gp.
Giuseppe Brusi, storico imprenditore portuale a Ravenna, ha dedicato la passione di una vita al volley. È stato lui, sul finire del Novecento, a creare la leggenda della Teodora, squadra femminile appunto di Ravenna, capace di vincere undici scudetti consecutivi (più della Juve nel calcio, per intenderci).
Non solo. È stato Brusi a portare nella nostra A1, stavolta versione maschile, il più grande giocatore di tutti i tempi, lo statunitense Karch Kiraly, unico pallavolista nella storia della umanità ad aver vinto l’oro olimpico sia in palestra che sulla sabbia. Di più: diventato allenatore, Kiraly ha guidato la Nazionale a stelle e strisce al trionfo di Tokyo. Facendo sapere di dovere molto al suo amico romagnolo.
Ieri Kiraly guidava le avversarie delle Azzurre. Che avevano al timone Julio Velasco, carismatico guru che ad una grandissima competenza tecnica somma una capacità di affabulazione degna di Cicerone.
Ebbene, più o meno un anno fa Giuseppe Brusi, Peppone per gli amici, ha deciso che Velasco, migliore amico suo in mia compagnia, beh, doveva smetterla di fare il predicatore. Tu sei l’unico, ha spiegato Peppone al diretto interessato, che alla Olimpiade di Parigi può battere il mio pupillo Kiraly. E tanto ha fatto, Brusi, che ci è riuscito. “Mi telefonava anche alle tre di notte per convincermi che dovevo affidare Paola Egonu e le altre ragazze a Julio”, ha ricordato Giuseppe Manfredi, il presidente della Fipav.
Giuseppe Brusi è morto pochi giorni prima che la nomina di Velasco, che gli ha già dedicato la medaglia d’oro, venisse ufficializzata.
L’ultima volta che gli ho parlato mi ha detto: ma voi della Ferrari quando vincete?
Perché la vita è fantastica, sì. Ma a volte è anche bastarda, sapete?
Non ci saranno altre Olimpiadi, per me.

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