Fuoco, da Le Mans alla F1 per la Ferrari
Fuoco nel fuoco.
Sarà una bella cosa rivedere un italiano a bordo di una Ferrari da Gp. Anche solo per una sessione di prove libere.
Ad Abu Dhabi, salvo ripensamenti, Antonio Fuoco, figlio del Wec targato 499, colmerà un vuoto di 15 anni, dal 2009 di Fisichella sostituto di Massa.
Chi conosce la Storia del Cavallino sa quanto complesso, per usare un eufemismo, sia stato il rapporto tra il Drake e i piloti italiani.
Però a me piace sempre ricordare che il Vecchio, sull’ultimo rettilineo di una vita irripetibile, si mise in casa il mai abbastanza rimpianto Michele Alboreto.
Romantico è l’eroe, quando intuisce che la sabbia nella clessidra sta per finire.
Poiché Fuoco, re di Le Mans, non sarebbe in F1, sia pure per un’ora, senza il Wec e la 499, corredo la mia breve riflessione ospitando uno sproloquio in stile ministro Giuli (segue risata alla Gambadilegno: ahr ahr ahr) del cloggaro Ricccris, che per l’occasione ha felicemente rinunciato ai panni consueti del marchese del Grillo (io so’ io eccetera) privilegiando la sobrietà e io gliene sono grato.
Buona lettura
RICCRIS SCRIPSIT
“Ma come fai a seguire una gara di 6 ore? E una di 24, poi? Impossibile, dài…”
“Ma no, guarda… è semplicissimo: ti siedi davanti alla TV e ti godi lo spettacolo!”
Questo è il tipico scambio surreale che si ha con chi, incuriosito, vorrebbe seguire una gara del WEC (World Endurance Championship). Sì, proprio quelle gare lunghe ore e ore, che molti trovano "trooooppo lunghe".
Il WEC: il campionato in cui la Ferrari è tornata dopo 50 anni, realizzando un back-to-back da leggenda, vincendo per due anni consecutivi la gara più importante di tutte, la mitica 24 Ore di Le Mans.
Ma lasciamo perdere le discussioni sul BoP e i dettagli tecnici – non è questo l’argomento di oggi. Sapete già come la penso, e non pretendo certo di cambiare opinioni altrui solo perché lo dico io.
Torniamo al punto.
Come si fa, mi chiedono in tanti, a passare ore davanti alla TV – o in autodromo – a seguire una gara?
Verrebbe voglia di rispondere con un'altra domanda: come fate a stare 4-5 ore davanti a uno schermo a guardare due persone che strapazzano una palla? O altrettante ore in piedi per strada, magari sotto la pioggia, ad aspettare 50 ciclisti che sfrecciano davanti a voi in 3 minuti?
“Ma dài, il WEC è complicato, non ci si capisce nulla… auto diverse, categorie mescolate tra loro…”
È vero: non è come la F1, dove le auto sono più simili tra loro, le velocità si equivalgono e gli arrivi… pure. (È una provocazione, lo ammetto… ma mica tanto! Non è stato così per anni ? Quante volte abbiamo detto che un GP finisce già alla prima curva?)
E allora, qual è il segreto?
Una parola: passione.
Ma per chi questa passione ancora non ce l’ha, e magari vorrebbe provarla, c’è un trucco. Non serve impegnarsi per sei o otto ore. Facciamo una considerazione: oggi le gare di durata sono diventate sprint infuocati. Altro che “endurance”! Ogni stint è cruciale, ogni errore si paga caro proprio come in un GP di un’ora e mezza. Nessuno tira i remi in barca aspettando che passi il tempo…
Quindi, come innamorarsi di una gara di sei ore?
Spezzatela!
Non pensate a quanto dura. Guardatevi un singolo stint: 50-55 minuti, massimo un’ora. Immaginate che la gara inizi e finisca lì, in quel lasso di tempo.
Perché per chi è in pista è davvero così !
Avrete l’impressione di guardare un gran premio, solo con vetture a ruote coperte: sorpassi, rischi, inseguimenti al millesimo di secondo per avvicinarsi all’avversario, affidandosi alla strategia del team e dei pit stop per guadagnare quel mezzo secondo che, in pista, fa la differenza.
Provate a godervi la gara di quei 55 minuti come se non ce ne fossero altri; vi accorgerete che non c'è un attimo di respiro, ogni manovra è come se fosse quella dell'ultima curva, quasi ogni sorpasso è da da cuore in gola.
Esattamente come in F1.
Anzi, forse anche di più, perché qui nessuno si sposta. Qui non esiste “non è la mia gara”: ogni categoria è una lotta serrata, perché quel maledetto BoP rende le prestazioni così simili che nessuno si arrende. E quando una vettura più veloce deve superare una più lenta deve prendersi dei rischi. Sempre.
Provateci: guardate uno stint e poi fate una pausa. Uno stint, e poi andate a prendere un caffè.
Scommettiamo che, dopo un po’, tornerete alla TV per scoprire come sta andando ?
Provateci.
P.S. Stare col cuore in gola per uno stint intero, dopo 23 ore di gara, domandandosi se la 499P avrà abbastanza benzina per arrivare al traguardo e vincere, non ha prezzo… per tutto il resto c’è Mastercard (= la F1).