Francesco, il Papa che tifava per Fangio

Anche io, come tantissimi, non potevo essere indifferente di fronte alla figura di Papa Francesco.
Non è questa la sede, ovviamente, per commentare il Suo magistero. Mi limito a dire che gli sono grato per la testimonianza che ha dato, fino alla fine dei suoi giorni.
Posso invece ricordare un dettaglio che appartiene al nostro piccolissimo mondo.
Quando Bergoglio diventò erede di Pietro, curai la pubblicazione di un bel libro di Stefano Borghi, bravissimo collega, dedicato al San Lorenzo, il club calcistico argentino per il quale il Pontefice faceva il tifo da sempre.
Francesco ringraziò con un piccolo gesto: fece esporre il volume nella vetrina della Libreria Vaticana.
Fu allora che mi narrarono una cosa che me lo rese ancora più caro.
Bergoglio non era un appassionato delle corse. Amava però lo sport, come ebbe a descrivere in una meravigliosa conversazione con l’amico Pier Bergonzi, collega della Rosea.
In gioventù però aveva fatto una eccezione.
Il giovane Bergoglio era un fan di Juan Manuel Fangio, come tanti suoi connazionali.
Fangio! Io lo conobbi quando era già molto anziano. Portava in giro la sua gloria con una eleganza da Hidalgo. Era stato il più grande di tutti nell’era degli Eroi, i veri eroi.
Sapere che il Papa tifava Fangio mi spinse a ricostruire il difficile rapporto tra Enzo Ferrari e la Chiesa cattolica. Il Drake non aveva la fede ma la cerco’ sempre, invano. Soffri’ enormemente quando, proprio nell’era di Fangio, il Vaticano, tramite proprio i gesuiti!, lo paragonò a Saturno, il Dio che divorava i figli suoi. Per questo il Vecchio pianse di gioia quando, poche settimane prima della sua scomparsa, Giovanni Paolo II volle visitare Fiorano (e fece il famoso giro di pista su una Mondial scoperta guidata da Piero, il figlio di Enzo).
Fu la fine di un doloroso equivoco.
Credo che a Ferrari, come ad ognuno di noi, abbia fatto piacere vedere quella foto di Papa Francesco accanto ad una macchina che porta il suo nome.