Profondo Rosso

Vasseur visto da vicino (da Boccafogli)

Come immagino si sia ben capito, al cuore del presente Ferrari c’è il presente e il futuro di Fred Vasseur.
Ribadisco la mia nota opinione: diciotto anni di sconfitte insegnano che tagliar teste non è la soluzione. Dopo di che, per tutti alla fine della fiera debbono parlare i risultati.
E’ uscito in questi giorni un magnifico ibro del mio vecchio amico Roberto Boccafogli. Si intitola “Cuore Rosso”, l’editore e’ Pendragon.
Io e Boccafogli facciamo da sempre lo stesso mestiere. Ci siamo conosciuti da ragazzi e non ci siamo più persi di vista, sebbene talvolta a lui capiti di smarrirsi nella giungla del congiuntivo.
In compenso, da addetto alla comunicazione Roberto ha lavorato anche dalla altra parte della barricata: è’ stato al servizio di Pirelli ma anche e soprattutto, più o meno per due stagioni, della Ferrari di Vasseur. La collaborazione si è interrotta, ma trovo significative le parole che Boccafogli dedica al curato di campagna francese.
Le ripropongo sotto: se c’è qualche congiuntivo sbagliato, al solito è’ colpa del mio amico Bob.
“…le sue abilità sono indubbie: è un navigato manager di corse, con una sensibilità e una cultura del lavoro di pista affinate in tanti anni di gestione di squadra a tutti i livelli. È un lavoratore instancabile. Gestire un gruppo professionale di oltre mille e cinquecento persone, con i pesi e i contrappesi anche politici, soprattutto la storia di una realtà come la Ferrari, può essere però un'altra cosa. A volte la sua carenza di empatia produce rapporti difficili, che necessiterebbero di un dialogo che lui non sempre è disposto a concedere. Lui è sicuro delle sue idee, delle sue valutazioni soprattutto umane. Il suo mondo si divide in collaboratori affidabili e non: se non sei affidabile, puoi fare pochissimo per cambiare le cose…
“…Peccato, perché gli va riconosciuto il merito di avere impostato in Ferrari un lavoro eccezionale. Ha portato programmazione, lucidità nel non esaltarsi quando si vince e nel non abbattersi quando le cose vanno storte. È fortissimo nella gestione dei piloti: stabilizza il genio a volte troppo emotivo di Leclerc; gestisce con maestría (e lo farà per tutta la stagione 2024) la delusione di Sainz per essere stato scartato a favore di Hamilton per il 2025. E Lewis l'ha concretizzato lui. Il pilota era da sempre vicino alla Ferrari, a Piero soprattutto; e anche con John Elkann aveva costruito un rapporto molto positivo. Ma alla fine se Lewis è ora in Ferrari, il merito va soprattutto al TP che ha saputo cucire i pezzi alla perfezione, ha saputo aspettare, ha capito che un futuro sotto il rosso del Cavallino avrebbe donato a un sette volte campione del mondo la scintilla per andare ancora avanti al massimo, per scavalcare di getto la barriera dei quarant'anni che comunque per un pilota sono sempre una bella età…
“…Cardile lascia Maranello perché stimolato dalla nuova sfida, certo. Ma anche perché qualcosa si è rotto fra lui e il team. Più precisamente, forse: fra lui e il TP, che un passo dopo l'altro si costruisce attorno la squadra che voleva, a volte senza neanche condividere scelte e ratio con i suoi primi riporti che sono toccati da vicinissimo da queste novità, di organigramma e di organizzazione. E in questo clima non sempre o non abbastanza empatico che l'azienda rinsalda dall'interno il rapporto con certe sue figure chiave, tecniche soprattutto, la cui conferma e ulteriore valorizzazione sono inevitabili se si vuole che la Scuderia resti compatta…”

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