Profondo Rosso

Kubica, il Montecristo ferrarista di Le Mans

Ho conosciuto bene Robert Kubica.
Ero a Budapest nel 2006 quando debuttò in F1.
Ero a Monza lo stesso anno, quando salì incredibilmente sul podio, dietro Schumi e KR7.
Ero a Montreal nel 2007 quando rischiò di ammazzarsi e di nuovo ero lì nel Quebec, un anno dopo , quando vinse il Gp con Bmw.
Ero a Maranello nell’ufficio di Montezemolo quando mi disse che il polacco avrebbe fatto coppia con Alonso in Rosso.
Poi ci fu il dramma nel rally in Liguria e i sogni si spezzarono.
Idealmente, fino a ieri.
Robert Kubica, con i suoi compagni, ha vinto la 24 Ore di Le Mans.
A bordo di una Ferrari.
Mi sono infantilmente commosso.
Il mio amico Robert è il Conte di Montecristo dell’automobilismo.
Di F1 parlerò più avanti.
Ora spazio libero alla poesia di Emi, il Virgilio del Wec (e del Clog).

EMI SCRIPSIT
Un ponte polacco

Che dire Nume.
Una vittoria così non la dimentica nessuno. La terza di fila a Le Mans, il Trofeo della Sarthe che prende definitivamente la via di Maranello. La prima vittoria di un cinese sulla Sarthe, la prima vittoria di un polacco che guida una vettura privata, praticamente con una sola mano. Una Ferrari dominante in entrambe le classifiche di Campionato. Così, non puoi non emozionarti di fronte a una 24 Ore corsa a ritmi da qualifica in F1. Coca vuoi che ti dica(ricit.). Quando succedono queste cose, ti viene da pensare che il destino esista per forza. Vincere a Le Mans il giorno in cui si corre il Gran Premio del Canada. Proprio dove Robert sbriciolò la sua Sauber Bmw, la stessa doemnica in cui Hamilton vinse il suo primo Gp. L’anno dopo ci torna e ottiene proprio a Montreal la sua unica vittoria nei Circus. Bello Bellissimo, anzi no. Doveva venire in Ferrari, fare coppia con Alonso. Non so quante volte tu l’abbia raccontato sul clog. Invece va a sbrindellarsi il braccio destro nel rally Ronda ad Andora. In Ferrari ci arriva anni più tardi, dopo aver perso una Le Mans in Lmp2 quattro anni fa(sempre col “Cinesino” Ye come compagno di squadra) perché la macchina ammutolisce appena tagliato il traguardo. Prima del tempo con un giro di anticipo. No Power. Da Toyota qualunque. Perché su Kubica una certa idea me la sono fatta. Per vincere una corsa deve prima soffrire e patire, fino a trovare un ponte che lo conduca in Paradiso.
Un ponte polacco. Come l’avesse fatto costruire quel Papa che chiedeva di farsi “corriggere” dal balcone di San Pietro. Nume non è questione di fede (dovresti saperne qualcosa), ma come si fa a non pensare che esista un ponte emozionale sull’Atlantico daMontreal e Le Mans, in grado di racchiudere spazio e tempo nello stesso istante esista per davvero? A unire le due rive di un fiume da corsa che ha aspettato 18 anni, prima di poter tornare liberamente a scorrere.
Com’era Rossa la mia Ferrari.
No.
Com’era Gialla la mia Ferrari.
Camminando su un ponte polacco.
Che mi ha portato e mi porterà sempre. Da Montreal a Le Mans.

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