Profondo Rosso

Ferrari, a quando una F1 come la 499 Mondiale?

Ok, ok.

Brutto sabati per i detrattori di Antonelli,  per gli esaltatori di Verstappen e di Hamilton e per i critici iper dí Leclerc.

Se ne faranno una ragione, poveri piccoli.

In compenso, la notizia per chi ama la Ferrari è il trionfo Wec, con la 499 e Giovinazzi mio fratello e compagnia sua.

Liberi tutti di dire che il Wec è serie B, ma io sono contento come quando ero bambino nel 1972.

Poi di Coletta riparleremo.

La parola adesso all’oracolo Wec, il mitico Emi.

Grazie a tutti e forza Ferrari.

EMI SCRIPSIT

Campioni del Mondo!!

Campioni del Mondo!! E lo dirò una volta sola, perché di Martellini ce n’è stato uno solo e non amo le imitazioni.

Che dirti Maestro. Una gara fantozziana. Non in pista, ma perché se mi avessi visto, avresti potuto cogliere in me tutta la tipica sintomatologia villaggiesca del personaggio.

Salivazione azzerata. Mani due spugne. Una Rossa a ruote coperte di nuovo iridata dopo 53 anni. Mi dispiace ma non posso pensarlo come il Mondiale dei Poveri, mi dispiace ma non posso credere che sia meno importante perché non si tratta di una monoposto. Mi dispiace, ma Elkann e Vigna erano qui e non a Interlagos (porsi qualche domanda? Sarebbe utile all’uopo…) Mi dispiace che qualcuno pensi al Wec come a una “Serie B de’ noartri”. Non sono soltanto le ragioni del cuore, di quel servizio permanente effettivo dell’eterna sofferenza che tante volte citi. Quando vedi Giovinazzi che nel Circus è stato semplicemente vilipeso…vuoi proprio dire che esista una sola verità? Che nella vita uno vinca o perda? Ninet’altro? Nel 2017 in Cina, Giovi pagò un debutto in F1 eufemisticamente difficile, con una Sauber economicamente alla canna del gas (A proposito…c’era sempre il Curato, anche lui al debutto con gli svizzeri dopo un anno di litigi in Renault. Un caso?) che centellinava pezzi di ricambio. La mise a muro due volte in due giorni. alla stessa curva. Oggi è campione del mondo. Chi se la sente di dire che il suo titolo valga poco più di nulla? Mi dispiace, ma avevo (e ho avuto) ragione, a innamorarmi di Pier Guidi, a chiedergli di poter scrivere un libro sulla sua vittoria a Le Mans, 58 anni dopo Rindt e Masten Gregory, 60 dopo Bandini e Scarfiotti. Anche oggi ha tagliato fisicamente lui il traguardo per la 51, da campione del mondo, come Calado. Un inglese che ha assaggiato la Formula 1 ma che a ruote coperte ha sposato la causa della Rossa come nessun altro. E poi quando mi dicevi “delle gare di durata non so nulla” e io ti dissi di credere a una Ferrari che 11 mesi dopo aver messo le ruote sull’asfalto di Fiorano con la 499 vinceva la 24 Ore di Le Mans del Centenario. Sembrava una cosa impossibile ma poi è successo. Un’emozione improvvisa e fortissima, per una realtà che a tanti non dava riferimenti ma a me sembrava soltanto la logica conseguenza di una riscoperta delle proprie origini. Di gente che piange perché 6 -8- 24 ore sono cose per gente che vive le corse con un’ottica speciale, da gladiatore delle corse. Un sentimento che gente come “Berto” (A.Bertolini) potrebbe spiegarti con un semplice sorriso, ma esaltato nel box sembra un ragazzino alla sua prima gara di kart. Che di speciale porta ancora con sé la Modena del Vecchio e la luce di Schumacher. Di persone come Coletta e Canizzo, Amato Ferrari. Che dal nulla hanno saputo creato tutto questo.

Ferrari campione del mondo.

Forse anche a Kimi non dispiacerà. Sapere che ci sia un nuovo iridato dopo di lui a Maranello.

Senza stare più a vedere e nemmeno aspettare.

Nonostante non sia, F1.

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