Meno male che ci sono Antonelli e Verstappen
Non toglierò nulla a Norris, ci mancherebbe.
Ha vinto in Brasile e il titolo ormai ha forse il suo padrone, visto che Piastri continua ad auto affondarsi, con una pulsione vagamente suicidaria.
Però, abbiate pazienza, due sono i personaggi cui voglio dedicare le mie righe appassionate.
Uno lo conoscete da un pezzo. Max Verstappen sta alla F1 come Pelé stava al calcio. Mi dispiace per chi pensa che io stia esagerando: ne sono convinto.
Può risultare antipatico, per carità. Ma di nuovo ha dimostrato, ad Interlagos, perché, titolo o meno, e’ lui il più forte di tutti.
Eppure, sotto la bandiera a scacchi del Gran Premio del Brasile Super Max è stato preceduto da Kimi Antonelli. Il mio, il nostro Harry Potter!
Notoriamente ho un debole per il giovanotto, l’ho confessato pubblicamente e buona lì.
Questo ragazzo non guida la Mercedes dell’epoca d’oro. Ciò nonostante, sta emettendo i raggi laser del suo talento. Per tutto il week end paulista l’emiliano è stato spettacoloso. Lo dico? Lo scrivo: gli manca soltanto la vittoria. Arriverà, arriverà.
Vengo ora alla nota dolente. Alla Rossa. Che in Brasile ha raccolto un mortificante doppio zero. Rotolando mestamente al quarto posto nella graduatoria a squadre.
Solo che stavolta non è colpa della modestissima SF25: sono stati gli incidenti a rovinare la domenica paulista del Cavallino, distruggendo sin da subito le velleità di Leclerc e di Hamilton. Sul conto di Lewis non intendo infierire, stavolta è stato pure lui sfigatissimo e poi la realtà stagionale parla da sola e mi dispiace. il dato resta e ventuno Gran Premi senza un acuto che sia uno legittimano una depressione impossibile da sopportare.
Dopo di che, non sfugge al ferrarista, inteso come tifoso, la differenza plateale tra le due anime “corsaiole” dell’azienda.
Il gruppo che si è dedicato alle gare di durata, in codice Wec, ha dominato per tre anni di seguito a Le Mans e sabato in Bahrain ha conquistato entrambi i titoli iridati, piloti e costruttori. John Elkann ha vinto la sua personalissima scommessa, un azzardo a detta di non pochi osservatori. E gliene do’ atto volentieri.
Dopo di che, la stessa Ferrari, con lo stesso presidente, in Formula Uno non è mai in lotta per il trionfo finale. Ci siamo già persi un paio di generazioni buone buone, visto che l’impresa mondiale di Kimi Raikkonen risale al 2007.
Segue domanda indirizzata a chi comanda in Rosso: è possibile immaginare una sinergia sana tra i due ambienti, tra Wec e F1? Sono il primo a sapere che si tratta di universi paralleli, una gara di durata non e’ sovrapponibile ad un Gp di trecento chilometri.
Però è anche vero che vincere aiuta a vincere, pure in contesti distinti e distanti.
Io ci farei un pensierino.
