Profondo Rosso

I 60 anni del Leone Mansell

Visto che siamo in tema di rievocazioni, mi aggrappo, nella canicola, pure al calendario.

Domani, 8 agosto, Nigel Mansell compie 60 anni.

Bel traguardo.

Più di una volta mi è capitato, qua e là, di rispolverare il ricordo del Leone e del suo ruggito.

A me Mansell piaceva per un sacco di motivi.

Anzi tutto, era uno cui il destino non aveva regalato nulla.

D'accordo che erano altri tempi, ma quella domenica di Budapest'92, quando si laureò campione del mondo, beh, aveva già 39 anni.

Oggi sarebbe considerato un decrepito rincoglionito che si attarda al volante, da quando è scoppiata la moda di lanciare i ventenni nella mischia ogni riferimento anagrafico è stato paurosamente ritoccato all'ingiù.

Non che sia sbagliato, però, a parte il come back di Schumi con Mercedes, chi oggi immaginerebbe un quasi quarantenne campione del mondo?!?

Poi Nigel mi piaceva perchè era un tipaccio. Uno cresciuto in qualche pub dell'Isola di Man. Una volta, lui era in Ferrari, un giornalista si inventò di sana pianta una sua intervista. Il Leone non ci pensò due volte: se lo fece indicare (ovviamente non lo consceva), gli si avvicinò e scaraventò il contenuto di una intera bottiglia d'acqua minerale addosso al malcapitato inventore. Immagino volesse spaccargli pure il vetro in testa, ma lodevolmente si trattenne.

Ancora. Mansell non aveva il carisma di Senna, la classe di Prost, la sfrontatezza linguacciuta di Piquet. Era certamente meno 'cool', ecco. In compenso, era l'unico a seminare il panico tra quei giganti, perchè non sapevano come prenderlo, come gestirlo in pista.

Certamente il soggetto si è concesso il suo quid di puttanate. Estoril89, per dire: andò a speronare Senna pur avendo già rimediato una bandiera nera, io c'ero e fu una scena pazzesca, si capiva lontano un miglio che voleva fare quello, per puro dispetto, per ferocia agonistica, per istinto ferino. O ancora Estoril90, quando i magheggi di Fiorio, il dire e non dire, gli ammiccamenti e le allusioni, insomma, la diplomazia mediocre all'italiana lo spinsero a quella partenza omicida, naturalmente ai danni del compagno di squadra Prost.

Ma che pilota era! Quanta aggressività, che ardimento, che geniale predisposizione all'azzardo!

Prima di lui, a pelle, avevo apprezzato così solo Gilles.

E dopo di lui, solo Kimi, anche se è cambiato il mondo ed è cambiato il modo di correre e dunque non dico che Raikkonen somiglia al Leone, ci mancherebbe.

Infine, un aneddoto che vale una carriera.

Monxa, 1992. Mansell, neo iridato, finalmente prende atto che Williams lo ha scaricato, per ingaggiare Prost. Allora lui dice a noi giornalisti: seguitemi.  E parte per il paddock, andandosi platealmente ad offrire alla McLaren, alla stessa Ferrari, ai team minori.

Era una sceneggiata degna di Mario Merola, ma fu meravigliosa, sembravamo, noi cronisti, presunti discepoli di un presunto Messia.

Buon compleanno, old boy.

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