Alla F1 manca uno come Bolt
In questo periodo dell'anno, mi capita di dovermi occupare spesso di Usain Bolt.
Accade ormai da cinque stagioni.
Lo faccio sempre volentieri, perchè, al netto di sorpresacce da provetta, questo giamaicano mi trasmette una allegria che raramente trovo nelle cose di sport delle quali scrivo.
Una volta, a Berlino nel 2009, ai mondiali, c'era la finale dei 100.
Bolt era già la Star assoluta, dopo l'Olimpiade pechinese.
Fece una volata pazzesca, con tanto di record.
Accanto a me, in tribuna stampa, c'era un collega congolese.
Mai visto nè prima nè dopo.
Bolt taglia il traguardo in un delirio di folla, il congolese mi guarda e grida: 'He did'. L'ha fatto. E poi mi abbraccia come un fratello.
Ecco, io credo che alla F1 post moderna manchi, sempre al netto di eventuali rivelazioni postume, un personaggio così.
Lo dico con tutto il rispetto per Seb, per Kimi, per Fernando, per Lewis.
Sono campioni, attizzano emozioni, ma non riescono ad uscire dai ranghi dell'ovvio, sempre ammesso sia ovvio vivere una esistenza da pilota di F1.
Negli ultimi quarant'anni, facciamo dal 1975 in poi, l'automobilismo ha espresso, secondo me, solo quattro figure capaci di andare 'oltre' la dimensione da autodromo.
Il primo fu Lauda e non per niente al dramma del rogo del Ring prossimamente verrà dedicat0 un film hollywoodiano.
Poi c'è stato Gilles, che si portava dietro il fascino assurdo dello sconosciuto improvvisamente scelto da Enzo Ferrari, il più grande costruttore di automobili sulla faccia della terra.
E dopo Senna, che emanava un magnetismo in grado di condizionare persino le platee digiune di Formula Uno.
Infine Schumi, così umano nella sua disumana ricerca della perfezione, così difficile da comprendere sul piano della istintività perchè sembrava un robot e invece era un turco napoletano.
Oggi, abbiamo quattro fuoriclasse del volante, non ci piove. Ma non sono tanto sicuro che 'bucheranno' la memoria collettiva per restarci anche fra qualche decennio. Non che sia colpa loro: Seb/Kimi/Nando/Lewis appartengono ad un'era che ha privilegiato, in ogni senso, la sofisticazione sul terreno comunicativo. Tanto che basta uno spot (bellissimo) di Raikkonen per la Renault per indurci ad immaginare che, forse, sotto sotto, anche questi rampolli della velocità ce l'hanno un cuore.
Come ce l'ha di sicuro Bolt, sempre a patto che...