Profondo Rosso

Tornado report (e un saluto a Marco de Martino)

Come alcuni tra voi ricorderanno, nell'arco di questa bizzarra estate, una volta al mese, invito un Cloggaro a visitare in mia compagnia il MEF, il Museo Enzo Ferrari di Modena, dove attualmente è ospitata la mostra Grand Prix. In attesa del viceNume Odin, tuttora impelagato in faccende mastellian-beneventane, stavolta tocca a Tornado Rosso. Prima del suo report, permettetemi solo di dalutare un amico e collega che ha tagliato il traguardo troppo presto. Marco De Martino era l'inviato del Messaggero sui circuiti di F1 quando io ho cominciato. Abbiamo diviso paddock, sale stampa, conferenze e ristoranti per anni. Non avevamo lo stesso stile e nemmeno le stesse idee, ma ci volevamo bene. Mi mancherà.

E adesso...

TORNADO ROSSO REPORT

 

Per un normale ospite di questo clog come il sottoscritto, ricevere l’invito dal padrone di casa a visitare il Museo Enzo Ferrari a Modena, è stato un onore oltre che un piacere.

Devo dire che il Nume mi ha fatto un indimenticabile regalo ferragostano e pertanto, senza pensarci neanche mezza volta, mi sono vorticosamente (da bravo tornado) precipitato verso Modena (Pistoia - Modena sud in un'ora, Seb Vettel mi fa un baffo!!).

Appena arrivato, vengo immediatamente colpito dal dualismo che mi si pone di fronte: da un lato la costruzione "classica" e antica della casa/officina natale di Enzo Ferrari, dall'altro l'avveniristica struttura del padiglione museale, completamente in vetro e con il tetto del tipico colore giallo simbolo della città di Modena. Antichità e progresso si uniscono insieme, come per ricordarci che il sogno del Drake continua a vivere ancora ai nostri giorni: il blasone e la storia del Cavallino Rampante rimangono intatti e si fondono in maniera esemplare con la modernità e l'altissima tecnologia che la Ferrari è capace di esprimere, sia nelle vetture stradali che in quelle da competizione.

Rendez-vous con il Nume e pronti via, entriamo nel museo e iniziamo la visita: mi basta una breve occhiata per capire che i bolidi esposti rappresentano, semplicemente, la storia immortale della Formula 1.

La Mercedes W196, la Ferrari Lancia d50 di Fangio, una delle prime vetture da corsa a poter vantare lo scudetto del cavallino sulla carrozzeria pur non essendo nata integralmente nelle officine Ferrari, la splendida e ancora attualissima Porsche 804, le Alfa Romeo, la Ligier di Lafitte, la McLaren di Senna e del professore, i caschi dei piloti (anche se chiamare caschi le "coperture" usate agli albori è veramente un'audacia pari a quella dei "folli" che li indossavano)....Insomma, una vera e propria abbuffata di motori e competizione, condita dalle parole di un Virgilio di eccellenza, che rendono il tutto ancor più speciale ed interessante anche per chi, come me, non ha avuto modo di vivere "in diretta" le imprese di molti di questi destrieri meccanici e dei loro cavalieri del rischio.

Ovviamente il mio cuore ferrarista ha un sussulto, prima alla vista della semplicemente bellissima (vista dal vivo è davvero incredibile) Ferrari 312T del 1975 condotta alla vittoria mondiale da Niki Lauda e poi un vero e proprio sobbalzo non appena adocchia la emozionante Ferrari T4 dell'amatissimo Gilles Villeneuve, posta proprio accanto alla Renault R14 di Arnoux.

Le due macchine sono sistemate così, l'una accanto all'altra, quasi ruota a ruota e ricordano ai visitatori lo splendido duello a cui hanno dato vita e che resterà per sempre nella mente di qualsiasi appassionato di corse automobilistiche.

Devo ammettere che quando il Nume mi ha chiesto di scegliere un'auto su cui concentrarmi in questo post, ci ho pensato su un po'. A parte che sono tutte fantastiche, molte risalgono ad epoche in cui io nemmeno ero un'idea nella testa dei miei genitori.....tuttavia una mi ha colpito particolarmente e spero di essere capace e degno nel dedicargli le poche righe che seguono.

Credo che il tragico Gran Premio di Imola 1994 sia stato uno dei primi (se non il primo in assoluto) che ho visto per intero seppur giovanissimo, pertanto poter ammirare dal vivo la macchina su cui Magic ha incrociato il suo destino, è stata una emozione davvero intensa e difficilmente spiegabile, che mi ha proiettato indietro di 20 anni in pochi secondi.

Per tutta la visita del museo, la Williams FW16 è lì, una presenza che si staglia su tutte le altre, ti sussurra e ti chiama come se ti volesse rendere partecipe e farti sentire il peso della responsabilità che si porta dietro.

Ci avviciniamo a piccoli passi, la macchina è bellissima, il blu/bianco con inserti dorati della livrea del tabaccaio Rothmans sembra un vestito sartoriale, cucito su misura per essere indossato da questo mostro di carbonio e aramide. Devo dire che la mano del genio Newey si percepisce, perché la vettura è curata davvero nei più piccoli particolari; nella sua complessa essenzialità niente sembra lasciato al caso.

L'abitacolo è stretto e angusto; sapere che dentro vi si è calato uno dei piloti più forti ed importanti di sempre mi fa un attimo estraniare dal resto del museo...ricordo che nella mia testa facilmente impressionabile di ragazzino di 8 anni due cose in particolare rimasero (e rimangono tutt'ora) impresse: gli occhi tristi di Ayrton dietro il casco prima della partenza del gran premio e poi l'esultanza dei piloti sul podio alla fine della gara, esultanza che io proprio non riuscivo a capire (ma qui il Nume è intervenuto e ha dissipato molti dei miei ingenui pensieri). Trattengo il fiato mentre Leo mi racconta la dinamica dell’incidente e gli ultimi istanti di vita di Senna. Questa macchina sarà per sempre ricordata come quella su cui Ayrton Senna perse la vita, ma questo suo fardello è portato con innegabile fierezza, come una di quelle anime dantesche che, resasi conto della colpa che dovrà per sempre espiare, si è ormai rassegnata al suo destino, non rifiutandolo ma anzi accogliendolo.

La visita prosegue nella casa di Enzo Ferrari, nella quale è possibile rivivere in video la storia del Drake e ammirare alcuni cimeli di inestimabile valore: i famosi occhiali scuri, alcune sue lettere autografe, le agende personali e molti altri...le cose da vedere sono davvero tantissime ed in un baleno è già ora di pranzo!

Lasagnetta, lambrusco (ovviamente!) per sciogliere i cuori e far godere il palato, chiacchere di vario genere su Formula 1 e non solo e poi sigarettina finale con il Nume (la marca ovviamente è quella del main sponsor Ferrari, ehehehe).

Una giornata indimenticabile, Natale quest'anno è arrivato d'agosto!! Grazie Leo e un abbraccione dal tuo tornado! E un abbraccione anche a tutti i cloggari!

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