Good bye, mister Brabham
Per me bambino, Jack Brabham era una figurina.
Allora, parlo della seconda metà anni Sessanta, la Panini pubblicava un album a settembre. Si chiamava 'I campioni dello sport'. C'era ache una sezione dedicata all'automobilismo. E Brabham stava lì, insieme a Hulme, Hill padre, eccetera.
Chi lo ha visto guidare mi raccontava di un personaggio da epopea, venuto da molto molto lontano a mostrar valore sui circuiti europei (che in quel tempo erano i teatri dell'intera F1, o quasi).
Poi mi incuriosisce il fatto che Brrabham, come McLaren, abbia dato il nome ad una scuderia. E' come se nella psicologia di questi drivers fosse fortissima la suggestione di Enzo Ferrari, l'ex pilota diventato costruttore.
Io la Brabham ho fatto in tempo a vederla gareggiare, oggi il marchio non esiste più, almeno a livello di F1. Ed è un peccato, se pensiamo a ciò che la McLaren ha rappresentato e rappresenta, nella storia dell'automobilismo.
Non reciterò la parte del nostalgico: nel presente apparteniamo tutti ad una dimensione diversa, però ricordare l'audacia dei predecessori fa comunque bene al cuore.