Disastro azzurro, per una volta parliamone (senza trucchi)
Tornando a casa.
Per una volta, una volta sola, parliamo qui, esclusivamente, di calcio.
Ho spesso raccontato il mio scarso entusiasmo per l'ambiente. Credo che in Italia ci sia una idea malsana del pallone. C'è una tendenza alla esasperazione che sfiora la paranoia. Il racconto giornalistico, con qualunque mezzo, dalla carta al web alla televisione, è dominato da ossessioni surreali.
Io mi sono sempre divertito molto di più narrando di Olimpiadi, di Formula Uno, di sci, di volley, eccetera.
E' una questione di gusti, si capisce.
Anche stavolta le vicende alle quali ho assistito qui in Brasile hanno consolidato il mio sentimento.
Tanto per cominciare, non provo affatto vergogna per l'epilogo azzurro. La vergogna è una cosa seria e andrebbe avvertita per una montagna di altre cose, nel nostro sgangherato Paese.
Nemmeno ho condiviso il patriottico appello di Prandelli alla vigilia. Secondo me i calciatori, che vincano o che perdano, non sono mai eroi. Sono professionisti che fanno un mestiere e tra i loro scopi rientra l'opportunità di regalare un po' di sana allegria ai loro sostenitori. Tutto qua.
Cioè, per me i veri eroi sono gli stagisti a settecento euro al mese, i pensionati che debbono campare con meno di cinquecento, i ricercatori che debbono andare a cercarsi una vita all'estero, i medici che si fanno il mazzo nella sanità pubblica, gli insegnanti delle scuole che cadono a pezzi e che portano la carta igienica per gli alunni.
Diffido del populismo, detesto le strumentalizzazioni.
Ancora. Abbiamo perso e abbiamo perso male ma, come purtroppo talvolta accade anche a proposito della amatissima Ferrari, non ho sentito, finora, riflessioni che tengano conto della realtà.
Mi spiego, di nuovo.
Da quanti anni i club italiani, peraltro zeppi di stranieri, non sono competitivi a livello internazionale?
La mia Inter ha vinto la Champions quattro anni fa ed erano tutti stranieri, infatti adesso è straniero pure il proprietario.
Dice niente che l'unico talento decente delle nuove generazioni, Verratti, sia andato a giocare per gli sceicchi del Parigi?
Che tipo di esperienza hanno potuto acquisire gli azzurri 'nuovi'? Dov'è allora che nasce la meraviglia? Perchè non riescono a pareggiare nemmeno con la Costa Rica?
Ma negli ultimi due mondiali abbiamo giocato appunto con Costa Rica, Nuova Zelanda, Paraguay, Slovacchia, Uruguay e Inghilterra. E abbiamo vinto giusto una partita. E nelle sette amichevoli pre Brasile zero successi.
Si sono svegliati tutti adesso? Sul serio?
Quanto a Prandelli, è chiaro che le responsabilità sono di chi comanda, ma come ben ha imparato il mio amico Stefano Domenicali uno finisce anche per prendersi le colpe che non ha. Dopo di che, tornando a Cesare, non mi sono piaciute le dimissioni 'immediate' fanno molto 8 settembre, aveva rinnovato il contratto tre settimane fa, poteva e doveva dire: ok, il fallimento è mio, però adesso ci pensiamo su per settantadue ore e a mente fredda decidiamo.
Così no, così la resa diventa una fuga.
Infine, di Balotelli prometto di parlare solo quando Alonso e/o Raikkonen vinceranno un Gp con la F 14 T.