Profondo Rosso

Ma tu stai con Leclerc o con Sainz?

Ormai me lo chiedono tutti.
Ero a Livorno con il mitico STF, ero a Trevignano con l’inestinguibile Ricccris, ero a Forlì con il poetico Emi Emi e poi a Bormio, a Parma, a Vimercate con il ruggente Nelson66, ovunque, dovevo parlare del mio libro Romanzo Inter e invece inesorabilmente sempre si alzava un tizio con la domanda delle cento pistole.
Ma tu sei per Leclerc o per Sainz?
Onestamente credo che questa simpatica ossessione sia figlia anche dell’astinenza. Cioè, avessimo vinto qualche titolo dal 2009 in poi, ecco, forse ci preoccuperemo meno della relazione tra i due piloti.
Ma così…
Comunque, non mi sottraggo.
Considero Carletto più veloce di Carlitos. C’è quel dato sulle pole che è decisamente eloquente.
Qui però nasce quella che definirò sindrome Leclerc.
Non ho memoria di un driver che con 21 partenze al palo abbia poi trionfato, se non ricordo make, in appena 4 occasioni.
4 su 21!
Sono numeri che fanno male. Ai ferraristi in generale. E al diretto interessato in particolare.
Voglio dire che comprendo benissimo la frustrazione di Charles. Non è semplice adattarsi ad una verità sconfortante.
Tu sei rapidissimo, sul giro secco hai un talento pazzesco. Ma da quanti anni dopo pochi chilometri hai una macchina che non ti permette di dare un senso alle premesse e alle promesse del sabato?
Dopo di che, a mio sommesso parere, in sede di gestione gara Sainz è più efficace. Forse è meno emotivo, forse ha una sensibilità “strategica” superiore. Singapore docet.
Per mia indole, io con il cuore starò sempre dalla parte di Carletto. Non ci posso fare niente.
Al tempo stesso, ammetto che se, alla fine di questo mondiale stessimo 2-1 per Sainz su tre stagioni, beh, sarebbe impossibile restare indifferenti.
Ps. Il mio grazie a Emi, Nelson, STF e Ricccris per la testimonianza di affetto che mi hanno dato trasformandosi in…agenti letterari. E grazie a chi mi ha manifestato la sua vicinanza per la perdita di un amico carissimo come Giuseppe Brusi, il più grande dirigente nella storia della pallavolo italiana. Era un grande Ferrarista e gli ho voluto un bene dell’anima.

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