Ferrari, cosa vale il secondo posto
Lo so, lo so.
Quando non vinci un mondiale piloti dal 2007 e un titolo costruttori dal 2008, beh, è difficile entusiasmarsi per una ipotesi di secondo posto nella classifica a squadre. Ballano dei soldi, ma chi se ne frega, con rispetto parlando.
Eppure.
Non ci cambierà la vita, un eventuale sorpasso in extremis sulla Mercedes. E nemmeno potrebbe essere considerato prologo di una trionfale cavalcata iridata nel 2024.
Eppure, ancora.
Poiché ho rovinosamente un’età e una memoria sana, mi viene in mente una cosa che mi disse Jean Todt.
Era il 1996.
Schumi era appena arrivato.
La macchina era quella che era.
Il Pinguino di Francia mi spiego’ un concetto solo in apparenza banale.
Vede, borbottò, nonostante Michael noi non siamo competitivi per il mondiale. In compenso, possiamo e dobbiamo diventare perfetti nella gestione delle cose, nelle strategie, nei cambi gomme eccetera. Così, quando avremo finalmente la vettura vincente, saremo pronti.
Step by step.
Passo dopo passo.
Ora, io non nascondo talvolta di cogliere nel passaporto l’unica vera somiglianza tra Vasseur e Todt. Ma ovviamente mi auguro di sbagliare.
E allora sorpassare la Mercedes in quel di Abu Dhabi ha un valore. Sarebbe il minimo sindacale (la Ferrari di Binotto arrivò seconda, dodici mesi prima) e figuriamoci se non sono d’accordo.
Però c’è modo e modo di perdere e ci sono sconfitte che meritano di essere trasformare in un punto di partenza.
Forse.