Ferrari, meglio parlare solo di Bearman
Venerdì sera.
Suona il cellulare.
È un amico con agganci Red Bull.
A qualifiche archiviate, mi fa: sappi solo che Verstappen sta girando con una mappatura conservativa del motore. Se in gara tira un po’, il tuo Leclerc lo vede con il binocolo, Super Max. C’è quasi un secondo di differenza. Al giro.
Appunto.
Ma poiché lo sapevo (e non vi dissi a febbraio che se la Ferrari nel 2024 dovesse vincere 5 Gp sarebbe grasso che cola?), parlerò dell’Orsetto.
Grande Bearman.
Lo so, lo so. Chi tifa per la Rossa guarda l’ordine d’arrivo e malinconicamente nota che nulla cambia: doppietta dei Bibitari, a dispetto della faida che sta dilaniando il team di Super Max.
Però, che ci volete fare? Al cuor non si comanda. E vedere quel neo patentato ancora senza
barba prendere possesso della Ferrari che è di Sainz e presto sarà di Hamilton, insomma, non poteva lasciarmi indifferente. Perché poi il bambino, debuttante assoluto!, ha guidato con il piglio di un veterano. Ha rimontato, ha eseguito sorpassi, ha preso punti che alla Ferrari serviranno per la classifica costruttori.
Non scriverò che è nata una stella, perché è troppo presto e del resto a breve dovrò occuparmi del quarantenne Sir Hamilton . Scrivo che questo bimbo mi ha regalato un sorriso.
E John Elkann ha fatto bene a dire le cose che ha detto alla fine, su spirito e orgoglio di appartenenza. Anzi, dovrebbe dirle più spesso.
Certo non torneremo a vincere con le operazioni simpatia, ma Hamilton lo ha preso lui. Poi, d’accordo, il Sir Vegano con questa Rossa farebbe quanto fa lo stoico Carletto.
Quanto a Newey, dipende da come va a finire la rissa nel bordello Red Bull.