Cosa ci insegna il ritorno di Vettel
Tanti auguri a Flavio Briatore. Nel bene e nel male, ha contribuito a fare la storia di quasi quarant’anni di Formula Uno.
Non mi stupisce la voglia di Seb Vettel di tornare in pista. Adesso con Porsche nel Wec, un domani forse addirittura nei Gran Premi.
Sarebbe persino troppo facile evocare il ricordo di Schumi 2010. La verità è che la velocità, quando ce l’hai dentro sin dall’infanzia, è una ossessione che non si spegne.
È un modo di intendere la vita. Puoi capirla o rifiutarla, ma ne ho conosciuti tanti, tanti!, di personaggi che non sopportavano l’idea di restare senza l’emozione, la competizione, la sfida. Non solo nel l’automobilismo. Per dire, ho sempre ammirato il mio amico Alberto Tomba, lo sciatore, perché disse no a chi gli offriva montagne di dollari pur di riportarlo sulla neve.
Ma rispetto chi si comporta diversamente.
Aggiungo un elemento, come dire, specifico.
Ho conosciuto un po’ Vettel nei suoi anni Rossi.
Mi sono identificato nella sua passione per la Ferrari.
Non era una forzatura, non era la banale ricerca di una consacrazione.
Davvero Seb era cresciuto respirando la suggestione del Mito. Credo avrebbe pagato di tasca sua pur di ripetere le imprese di Schumi, l’idolo della sua fanciullezza.
Cosa abbia rappresentato per lui il fallimento l’ho sperimentato da vicino. Quell’errore di Hockenheim 2018 suppongo abbia tormentato a lungo le sue notti.
Non sapremo mai come sarebbe andata a finire la storia, senza quello scroscio di pioggia improvviso. E io invidio molto chi ha sempre la verità in tasca: invece, secondo me, nel l’esistenza di ognuno ci stanno le sliding doors.
In generale, ritengo che il Vettel ferrarista sia stato trattato ingenerosamente. Ha dato il massimo, ha fatto quello che ha potuto. Certo ha commesso errori, ma se uno va a vedere i suoi numeri assoluti in Rosso, beh, si rende conto che pochi hanno fatto meglio. È mancato il titolo iridato e non è un dettaglio. Ma Seb è stato a Maranello in una era tecnologicamente dominata da Mercedes. E questo, in sede di giudizio, viene spesso ignorato.
Buona Pasqua.