Profondo Rosso

Ferrari, i punti si fanno alla domenica

Per prima cosa un incoraggiamento al cloggaro Uruk. Non ho tempo per leggerlo ma conto sulla sua ostinata opposizione alle mie opinioni per i prossimi cento anni.
Imola, adesso.
D’accordo.
Ipse dixit: i punti si fanno alla domenica.
Michael Schumacher.
Ma ci sono rimasto male.
Hai voglia di spiegare che i mitici aggiornamenti sono stati studiati in prospettiva, non per il Santerno o Montecarlo.
Però, insomma.
Sia pure in versione da qualifica, Leclerc e Sainz sono andati più piano non solo di Verstappen (qui mi risparmio l’encomio solenne, tanto c’è sempre qualche intellettuale da bar pronto a giurare che a Perez danno una carriola e certo e come no) ma anche delle McLaren , a parte la penalizzazione di Piastri.
E non va bene.
Poi, s’intende, la corsa è un altro film. Come non mi stanco mai di ripetere, non è in ballo la chance di scavalcare la Red Bull: è una ipotesi alla quale non credo e anzi la trovo poco probabile anche per il 2025.
Ma quello che la Ferrari deve fare è non smettere di lavorare per crescere. Non è una frase fatta, anche se lo sembra.
Quando con Schumi non si riusciva a vincere il titolo (1996/97/98/99), Jean Todt veniva a mangiare a casa mia e ripeteva: noi dobbiamo essere i migliori nelle strategie, nei pit stop, con le gomme, così quando avremo la macchina giusta non ci mancherà nulla.
E siamo sempre lì.

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