Profondo Rosso

Sainz-Williams, qualcosa non torna

Dopo aver incontrato Jacobs e prima di Simona Quadarella, ho due minuti per la F1.
Sainz.
Quando la Ferrari annunciò Hamilton, sinceramente io credevo che, senza aprire aste, sia Mercedes che Red Bull avrebbero considerato lo spagnolo per il 2025 e oltre.
Dico quei due team perché McLaren sta a posto, in Aston un volante è assegnato per diritto dinastico eccetera.
Audi è una scommessa per ora al buio, parliamo del 2026 e in questo momento l’attuale Sauber mica è tanto stimolante.
La domanda che ci dobbiamo porre quindi è: perché i Bibitari e Toto Wolff non hanno colto l’occasione al volo?
A me il Sainz in Rosso non è dispiaciuto. Se uno sta ai risultati, dico i numeri, è stato sul livello di Leclerc.
Poi, a scanso di equivoci, dovendo scegliere mi tengo Carletto. Che ha i suoi difetti e ci mancherebbe altro. Ma non è che tantissimi ferraristi gli vogliano bene su ordine del medico.
Sainz è tosto, in certe cose è meglio del monegasco, ma di pole a Montecarlo con la Rossa non ne ha fatte.
Poi non vado oltre perché i sentimenti sono miei e ognuno può avere l’idea che preferisce.
Così torno lì.
La Williams è la ottava/nona scuderia del Mondiale.
Perché Sainz va lì?
È un parcheggio per un anno ben pagato?
Oppure Williams ha in serbo qualcosa che non sappiamo, qualcosa che permetterà al glorioso team di tornare grande?
È vero, McLaren ci è riuscita, ma dopo quanti anni?
Ripeto, qui qualcosa non torna.

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