Nonno Schumi e il Bahrain
Mi ha intenerito apprendere che Michael Schumacher è diventato nonno.
Come (quasi) tutti osservo da lontano quella vita sospesa nel limbo. E mi risparmio e vi risparmio la consueta tiritera sulla assurdità del destino e bla bla bla.
Anche perché, invecchiando, mi sono fatalmente reso conto di una verità banalissima.
C’è ben poco di logico, in assoluto.
Piuttosto, la notizia di Nonno Schumi mi ha restituito nitida in memoria una scena che credo di aver già raccontato. Ma tant’è: ci sono ricordi che restano lì, conficcati tra i detriti di una carriera e non ti lasciano mai.
Allora, siamo in Bahrain.
Non quello di adesso, non vi starò a tediare con i sussulti della Ferrari di Vasseur, inizio peggiore di campionato non si poteva immaginare e per carità di patria anche basta, affidiamoci alla candida idea che Padre Pio aveva un debole per le Rosse e buona lì.
No, siamo in Bahrain ed è il 2010.
Comincia il campionato. È il primo di Fernando Alonso vestito di Rosso.
Eppure.
Eppure durante l’inverno è saltato fuori che Schumi tornerà alle corse dopo tre anni di stop e lo farà con la Mercedes.
Eh.
A distanza di tanto tempo, ancora non ho dimenticato lo stupore che assali’ quelli che come me avevano consumato in apnea, day by day, gli anni di Michael a Maranello.
Mi dispiace, ma non è vero che uno vale uno. La passione può essere identica, sicuro. Ma un conto è essere “dentro” le cose, altro e’ vederle da fuori.
La Rete ha appiattito tutto e come diceva Umberto Eco il web è quel luogo in cui l’opinione di uno scienziato vale quanto quella di un ubriaco al bar.
Ma Internet non è la realtà.
Sul web non ce la troverai mai quella scena di un pomeriggio a Sakhir.
Perché è solo mia.
Io, come tutti i cronisti, non sono mai stato in confidenza con Michael. Del resto lui aveva rapporti solo rigidamente professionali con i media. Chiunque sostenga il contrario è un bugiardo.
Però ci conoscevamo e lui era stato così gentile, nel 2005, da farsi fotografare con in mano la prima copia della sua biografia scritta da me. Era stato un gesto rarissimo.
E insomma.
Sto camminando, vagamente distratto, lungo l’enorme paddock di Sakhir.
Finché non gli vado a sbattere contro.
Lui, in tuta Mercedes ripiegata sulla cintola.
Restai a bocca aperta.
Dunque, era vero.
Era successo sul serio.
Superato lo stupore, lo guardai in faccia senza dire niente.
Nemmeno Michael apri’ bocca.
In compenso, allargò le braccia.
Come se volesse sussurrare: eh, dai, doveva andare così…
E mi viene sempre un groppo in gola, caro Schumi.
Oggi come allora.
Oggi come allora, sì.
