Profondo Rosso

Addio a De Adamich, il signore delle corse

Stavo aspettando le liriche beneauguranti di Emi sulla 499 in Bahrain quando ho saputo dell’addio a questa terra di Andrea De Adamich.
Lui, che come pilota di auto con ruote coperte aveva ottenuto le soddisfazioni più grandi. Andrea è stato soprattutto un uomo Alfa Romeo, ma ha guidato pure per Enzo Ferrari e per John Surtees, anche in F1.

Un signore, Andrea.

Io gli ho voluto bene sin da quando ero un piccolo tifoso, per una ragione personalissima e banalissima.
Ho sempre avuto problemi di vista, non lievi. Andrea si presentava accanto al suo bolide inforcando gli occhiali. E a me sembrava il testimonial di tutti i miopi o presbiti del mondo!
Poi, in un’altra vita, De Adamich e’ diventato un collega. Era il volto e la voce delle televisioni di Berlusconi per gli eventi della F1.
Andando io ai Gran Premi, quasi mai ho avuto modo di seguire le sue telecronache. In compenso mi piaceva la signorilità dei modi, quel distacco mai però algido dalle corbellerie quotidiane.
Ci siamo divertiti assieme nel paddock, perché la mia esuberanza emiliana si mischiava alla sua compostezza quasi mitteleuropea. Andrea rideva di gusto alle mie battute, ogni tanto diceva che ero un po’ matto perché mi permettevo di dire e scrivere quello che mi pareva e io lo prendevo in giro, spiegandogli che dopo aver sognato di essere l’erede di Ciccio Ascari in pista si era accontentato di essere l’erede al microfono di Marietto Poltronieri, altro pezzo di una Storia che presto nessuno ricorderà più.
Alla fine De Adamich era diventato vagamente emiliano, aveva un centro per la guida sicura a Varano, zona Parma. Gli avevo promesso di farci un salto, ovviamente non ci sono riuscito.
Andrea mi perdonerà, lui che era il mio campione con gli occhiali.

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