L’ultimo raggio. Il ‘Canto d’autunno’ di Baudelaire
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Firenze, 10 ottobre 2012 – «C'était hier l'été; voici l'automne!»; «Les sanglots longs / des violons / de l'automne...»; «Autunno. Già lo sentimmo venire / nel vento d'agosto, / nelle pioggie di settembre / torrenziali e piangenti...». Abbiamo scelto tre poeti per salutare l'autunno, per celebrarlo: due poeti francesi e un poeta italiano. A ciascuno di loro dedicheremo un post. E iniziamo subito, attenendoci ad un criterio di tipo rigorosamente cronologico-storiografico, dal poeta più antico, con questi strepitosi versi firmati Charles Baudelaire. Buona lettura, buon ascolto.
Marco Marchi
Canto d'autunno
Presto c’immergeremo nelle fredde tenebre;
addio, vivida luce di estati troppo corte!
Sento già cadere con un battito funebre
la legna che rintrona sul selciato delle corti.
Tutto l’inverno in me s’appresta a rientrare;
ira, odio, brividi, orrore duro e forzato
lavoro e, come il sole nel suo inferno polare
il cuore non sarà più che un blocco rosso e ghiacciato.
Rabbrividendo ascolto ogni ceppo che crolla;
non ha echi più sordi l’alzarsi di un patibolo.
Il mio spirito è simile alla torre che barcolla
ai colpi dell’ariete instancabile e massiccio.
Mi pare, così cullato da questo tonfo monotono,
che una bara qui accanto si stia inchiodando d’urgenza.
Per chi? - E' autunno: soltanto ieri era estate!
Questo suono misterioso sa di partenza.
II
Mi piace dei tuoi lunghi occhi la luce verdastra,
dolce beltà, ma oggi tutto per me è amaro,
e niente, nè il tuo amore, nè il fuoco, nè il tuo boudoir
mi compensa del sole che fiammeggia sul mare.
Ma tu, tenero cuore, amami ugualmente!
Sii madre anche a un ingrato, anche a un perfido;
sorella o amante, sii la dolcezza effimera
di un autunno glorioso o d’un sole un tramonto.
Compito breve! La tomba aspetta: è avida!
Ah! lasciami, la fronte sulle tue ginocchia, gustare,
rimpiangendo l’estate bianca e torrida,
il giallo, dolce, ultimo raggio autunnale!
(traduzione di Luciana Frezza)
Chant d'Automne
I
Bientôt nous plongerons dans les froides ténèbres;
Adieu, vive clarté de nos étés trop courts!
J'entends déjà tomber avec des chocs funèbres
Le bois retentissant sur le pavé des cours.
Tout l'hiver va rentrer dans mon être: colère,
Haine, frissons, horreur, labeur dur et forcé,
Et, comme le soleil dans son enfer polaire,
Mon coeur ne sera plus qu'un bloc rouge et glacé.
J'écoute en frémissant chaque bûche qui tombe;
L'échafaud qu'on bâtit n'a pas d'écho plus sourd.
Mon esprit est pareil à la tour qui succombe
Sous les coups du bélier infatigable et lourd.
Il me semble, bercé par ce choc monotone,
Qu'on cloue en grande hâte un cercueil quelque part.
Pour qui? - C'était hier l'été; voici l'automne!
Ce bruit mystérieux sonne comme un départ.
II
J'aime de vos longs yeux la lumière verdâtre,
Douce beauté, mais tout aujourd'hui m'est amer,
Et rien, ni votre amour, ni le boudoir, ni l'âtre,
Ne me vaut le soleil rayonnant sur la mer.
Et pourtant aimez-moi, tendre coeur ! soyez mère,
Même pour un ingrat, même pour un méchant;
Amante ou soeur, soyez la douceur éphémère
D'un glorieux automne ou d'un soleil couchant.
Courte tâche ! La tombe attend ; elle est avide!
Ah! laissez-moi, mon front posé sur vos genoux,
Goûter, en regrettant l'été blanc et torride,
De l'arrière-saison le rayon jaune et doux!
Charles Baudelaire
(da Les Fleurs du Mal, Spleen et Idéal )
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