Dintorni della poesia. Tozzi e ‘la Nèmora’: identificazione di una donna
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Firenze, 13 novembre 2012 – Articolo pubblicato su "La Nazione" del 13 novembre 2012.
Pontedera nei racconti di Federigo Tozzi, memorie recuperate da Chetoni
Nel 1908, venticinquenne, il futuro grande scrittore senese Federigo Tozzi visse per circa un mese e mezzo a Pontedera. Vi si era trasferito per lavoro, avendo vinto un concorso alle Ferrovie. Destinato a quella stazione, vi aveva preso servizio come aiuto applicato il 5 marzo e da quella esperienza aveva derivato prima delle bellissime lettere alla fidanzata Emma Palagi, poi uno in assoluto dei suoi capolavori narrativi: Ricordi di un impiegato.
Nel romanzo Tozzi racconta di quel soggiorno: non solo l’ambiente di lavoro, ma anche gli incontri, i luoghi frequentati, l’Arno e il paesaggio. Celebre l’episodio, testimoniato anche dalle lettere, del sanguinario dentista empolese scoperto mentre a sua insaputa operava nella camera in affitto in cui Tozzi dormiva.
Narrazioni tra realtà e finzione, come sempre nell’arte. Ma è spettato a un ex-giornalista e appassionato storico locale ottantenne, Nello Chetoni, identificare nella cronaca di allora il personaggio di Nèmora, la ragazza che fa misteriose apparizioni nel romanzo e a cui il diarista-memorialista dei Ricordi Leopoldo Gradi, da lei fortemente attratto, rivolge questo elogio: che l’avrebbe volentieri sposata, se non già impegnato con un’altra giovane.
La Nèmora di cui parla Tozzi (strano e desueto anche il nome) era dunque la ventiquattrenne Nèmora Baccini, figlia del collega di lavoro Antonio, o meglio Tonino, l’addetto alla ricezione delle spedizioni. La ragazza, di una certa cultura (scriveva lettere e impartiva privatamente lezioni), bella, seria e riservata, abitava alla Rotta (Abitava a La Rotta ‘la Nèmora’ è appunto il titolo del libro) e di là sarà forse venuta qualche volta, a piedi, al posto di una certa Vezzosa, a portare il pentolino del pranzo al padre.
Questa ed altre storie tozziane evoca con precisione di dettagli ed amabile piacevolezza un altro scrittore in vena di ricordi: il «nonno» (così lui stesso si definisce) Nello Chetoni.
Marco Marchi
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