Satira e letteratura. Il ‘Giusti’ a Lucia Poli e Alessandro Robecchi
VEDI I VIDEO Da "Il Creatore e il suo mondo" , Lucia Poli in “Il diario di Eva” , ...e in “Gostanza da Libbiano” , Alessandro Robecchi legge “Piovono pietre”
Firenze, 9 marzo 2013 – Articolo pubblicato su "La Nazione" di ieri.
Il Premio Giusti a Poli e Robecchi
È una tradizione che di anno in anno si rinnova. Monsummano Terme onora il suo più prestigioso concittadino – l’ottocentesco poeta degli Scherzi Giuseppe Giusti – con un premio a lui intitolato. Un premio double-face, valido secondo due accezioni operative legate alla figura del dedicatario, che fu insieme un letterato di valore (stimatissimo, ad esempio, da Manzoni) e un Maestro della satira. È così che il «Premio Giusti» abbina scelte di poesia, narrativa e saggistica a selezioni nel campo della satira: quest’anno, rispettivamente, lo scrittore (satirico anche lui) Alessandro Robecchi con il libro Piovono pietre. Cronache marziane da un paese assurdo (Laterza) e per la satira Lucia Poli.
Sorella di Paolo Poli a suo tempo già omaggiato del «Giusti», l’attrice sarà premiata in occasione della Festa della Donna, l’8 marzo, al Teatro Yves Montand. E proprio a uno spettacolo intitolato Femminilità risale il suo debutto teatrale nel 1972, al fianco dell’allora già noto fratello (cui somiglia dal punto di vista fisionomico moltissimo). Tra i suoi lavori, sempre contraddistinti da una sottile e graffiante verve comica, Liquidi, Donne in bianco e nero, Sorelle d’Italia, Deliziosi veleni e Il libro Cuore. Resta tuttavia notevole la sua interpretazione cinematografica in chiave drammatica nel bel film del regista pisano Paolo Benvenuti Gostanza da Libbiano.
E forse anche per lei come per il caustico Robecchi, come per tutti gli altri campioni insigniti del premio (tra essi Neri Marcorè, Paolo Villaggio ed Elio delle Storie tese), vale lo «scherzo» in versi del Giusti che dice: «Ma poi l’ira il dolor la maraviglia / si sciolse in riso: / ah, in riso che non passa alla midolla! / E mi sento simile al saltambanco, / che muor di fame e in vista ilare e franco / trattien la folla».
Marco Marchi
Il Creatore e il suo mondo
Messer Domeneddio dopo tant'anni
Mosso a pietà dei nostri lunghi affanni,
Aperto su nel Cielo un finestrino
Fe' capolino;
E con un colpo d'occhio da maestro
Scorse il lato sinistro e il lato destro;
Restò confuso e si rivolse a Pietro
Che avea di dietro,
E disse: "O Pietro! o ch'io non son più Dio,
O che è venuto men l'ingegno mio!
Affacciati e rimira l'Universo...
Oh, tempo perso!"
E Pietro messo il capo al finestrino,
Disse: "Cos'è, Signor, quel burattino
Che in Roma vedi di gran pompa ornato
E imbavagliato?"
E sorridendo a lui disse il Signore:
"O Pietro, Pietro, è il tuo gran successore,
Gli hanno le man, la testa, i piè, legati
I potentati.
"E col filo a vicenda se lo tirano,
Lo volgono, lo piegano lo aggirano;
E il popolo ignorante tutto vede,
Eppur ci crede!
"Ed ei, povero vecchio! la cuccagna
si gode di far niente, e di Sciampagna
Vuotasi la bottiglia senza spesa...
Povera Chiesa!"
Esclamò Pietro: "Ov'è la primitiva
Semplicità che al mondo si fe' viva?
Ov'è quella miseria che provai?
"Cangiata è assai!"
"E quel che è peggio, o Pietro, in nome mio,
Che solo il ben degli uomini desio,
Si vendon gli anatèmi e le indulgenze
Dalle Eminenze.
"Si lucra sul battesimo e la cresima,
E si guadagna ancor sulla Quaresima:
E poi chi può pagar, per quanto n'odo,
Mangia a suo modo.
"Senti quei corvi neri appollaiati
Che urlando van contro gli altrui peccati,
Minacciando ruine e distruzioni,
Come padroni!
"E tutto in nome mio che non so niente,
Che felice vorrei tutta la gente;
Ma lor farò veder che non son schiavo..."
E Pietro: "Bravo!"
"E questi Re, che cinti di splendore
Van gridando: -Siam'unti dal Signore!-
Darò lor l'unto come si conviene".
E Pietro: "Bene!"
"Vantan diritti ed io non ne so nulla,
Eguali li creai fin dalla culla,
E son Re perchè gli altri son balordi:
Pietro, l'accordi?
"Almen se il ben dei sudditi cercassero
Se con i buoni modi comandassero,
Se le leggi facessero da savi,
Direi lor: -Bravi!-
"Se mostrassero al popolo buon cuore,
Per l'arti e per le scienze un vero amore
E vivi affetti, d'onorevol storia
Avrebber gloria.
"Ma invece fanno a chi le fa più belle!
Il mondo per la Torre di Babelle,
Non commetton che stragi ed uccisioni...
Oh, che birboni!
"Rubano a più non posso, e poi fan guerra,
Scavan le prigiorni sotto terra,
Innalzano teatri e insiem patiboli,
Chiese e postriboli;
"E poi, chi n'è l'autor? Se senti i frati,
E' Dio che li castiga dei peccati;
Tutto s'addossa sulle spalle mie:
Anche le spie!
"E il popolo ignorante, oppresso e gramo
Va dicendo che il popolo non amo,
E bestemmia e mi manca di rispetto;
Se mi ci metto!...
"Io che creai, può dirsi, in un momento,
La terra e il mare e tutto il firmamento,
E credeu du far, facendo l'uomo,
Un galantuomo;
"Che mi dètti persino la premura
Di porre a suo servizio la Natura,
Mi veggio in modo tal rimunerato!
Oh, mondo ingrato!"
E Pietro allor; "Signor, non v'affliggete,
Di tanti mali la cagion non siete:
Sono i Principi, i Frati, i Preti, il Papa,
Teste di rapa!"
"Senti, Pietro: il bambin non l'ho mai fatto,
Ma se mi salta un ghiribizzo matto,
Con le mie mani li bastono forte!"
E Pietro: "A morte!"
"Dunque, Pierin, guardami bene in viso,
Tu che il guardiano sei del Paradiso,
Se c'entra un solo, non so se ben mi spiego,
Perdi l'impiego!"
Così dicendo, chiuse il finestrino,
E messo bravamente il nottolino,
Se ne andrò a passeggiare inosservato
Sopra il Creato.
Giuseppe Giusti
(ora in Poesie. Versi e Nuovi versi, a cura di E. Benucci ed E. Ghidetti, RMPrint)
Vedi il post correlato Satirico e risorgimentale Giuseppe Giusti. 'Sant'Ambrogio'
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