Tre città per D’Annunzio (con ‘La tenzone’)

VEDI I VIDEO “La tenzone” , Da “Le Martyre de Saint Sébastien” di Claude Debussy , Da “Parisina” di Pietro Mascagni , “L’alba sepàra dalla luce l’ombra” di Tosti-D’Annunzio

Firenze, 16 novembre 2013 – Articolo pubblicato su “La Nazione” di oggi.

A 150 anni dalla nascita. Tre città ricordano D’Annunzio

D’Annunzio un secolo e mezzo dalla nascita. La Toscana rende omaggio allo scrittore con una variegata serie di iniziative. Oggi a Prato, la città che ebbe tra i convittori del Cicognini il divino Gabriele, prende il via alla Biblioteca Lazzerini un ciclo di incontri dedicati ai rapporti tra D’Annunzio e la musica a cura di Morena Pagliai ed Alberto Batisti.

Ad Arezzo, cantata «città del silenzio», ancora iniziative in onore del poeta promosse dall’Accademia Petrarca: in programma per giovedì e venerdì della prossima settimana, con una due giorni dannunziana tra letture e studi cui partecipano specialisti come Giordano Bruno Guerri e Giancarlo Quiriconi.

E anche Firenze, la città di cui D’Annunzio dal 1898 al 1910 fu personaggio illustre, le manifestazioni già iniziate al Museo Stibbert il settembre scorso, auspice l’Ente Cassa di Risparmio, proseguono. Proseguono giovedì 28 al Museo di Casa Martelli con un convegno specificatamente dedicato a quel «D’Annunzio fiorentino», onnipresente protagonista delle scene culturali dell’epoca, nuovo principe rinascimentale dimorante in alto, sulle colline di Settignano, nella mitica «Capponcina»; quel D’Annunzio clamorosamente implicato nelle vicende della città, da acclamatissimo relatore dantesco in Or San Michele a contrastato candidato politico con i socialisti nel difficile collegio centrale del «bel San Giovanni»; quel D’Annunzio così artisticamente fecondo e decisivo, soprattutto, per le vicende della letteratura italiana del Novecento.

A conclusione dell’omaggio critico, cui prendono parte tra gli altri Carlo Sisi e  Simona Costa, un concerto con musiche di Tosti e Hahn.

Marco Marchi

La tenzone

O Marina di Pisa, quando folgora
il solleone!
Le lodolette cantan su le pratora
di San Rossore
e le cicale cantano su i platani
d’Arno a tenzone.

Come l’Estate porta l’oro in bocca,
l’Arno porta il silenzio alla sua foce.
Tutto il mattino per la dolce landa
quinci è un cantare e quindi altro cantare;
tace l’acqua tra l’una e l’altra voce.
E l’Estate or si china da una banda
or dall’altra si piega ad ascoltare.
È lento il fiume, il naviglio è veloce.
La riva è pura come una ghirlanda.
Tu ridi tuttavia co’ raggi in bocca,
come l’Estate a me, come l’Estate!
Sopra di noi sono le vele bianche,
sopra di noi le vele immacolate.
Il vente che le tocca
tocca anche le tue pàlpebre un po’ stanche,
tocca anche le tue vene delicate;
e un divino sopor ti persuade,
fresco ne’ cigli tuoi come rugiade
in erbe all’albeggiare.
S’inazzurra il tuo sangue come il mare.
L’anima tua di pace s’inghirlanda.
L’Arno porta il silenzio alla sua foce
come l’Estate porta l’oro in bocca.

Stormi d’augelli varcano la foce,
poi tutte l’ali bagnano nel mare!
Ogni passato mal nell’oblìo cade.
S’estingue ogni desìo vano e feroce.
Quel che ieri mi nocque, or non mi nuoce;
quello che mi toccò, più non mi tocca.
È paga nel mio cuore ogni dimanda,
come l’acqua tra l’una e l’altra voce.
Così discendo al mare;
così veleggio. E per la dolce landa
quinci è un cantare e quindi altro cantare.

Le lodolette cantan su le pratora
di San Rossore
e le cicale cantano su i platani
d’Arno a tenzone.

Gabriele D’Annunzio 

(da Alcyone, 1903)

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