Questione di troppo amore

Cronaca

22 dicembre 2011
Obbligare la figlia sedicenne ad abortire o almeno ad allontanare dalla sua vita quel fidanzato ritenuto dannoso e in grado di plagiarla. E' quanto è stato chiesto al Tribunale dei minori di Trento dai genitori di una ragazza della provincia.

Il fidanzato indesiderato è un maggiorenne di nazionalità albanese, incapace secondo i genitori della minorenne di poter garantire un futuro alla loro figlia.

La notizia, di cui si è venuti a conoscenza ormai qualche giorno fa, parla di un rapporto amoroso tra giovanissimi osteggiato da subito dai genitori della ragazza, che venuti a conoscenza della dolce attesa della figlia minorenne e non essendo riusciti, a parole, a convincerla ad abortire, hanno deciso di rivolgersi alla giustizia.

Troppo piccola per scegliere chi amare e sino a che punto, e troppo amore per lasciarle compiere il "più grande sbaglio" per un suo agiato futuro, visto dagli occhi di un genitore.

E' una situazione tanto delicata quanto particolare quella appena descritta. E non so bene quali sentimenti ha smosso in me.

Forse l'assurdità è la prima sensazione che ho avuto.

Con tutto il rispetto verso una famiglia scossa e tramortita per la notizia della gravidanza, e, immagino stanca per la lotta continua contro una relazione non appoggiata, credo però che portare una questione tanto privata di fronte ad un Tribunale dei minori rasenti l'assurdo.

Sicuramente, da parte dei genitori, questo gesto è stato interpretato come il mezzo ultimo di tutela verso la loro amata figlia, che, di fianco a quel fidanzato indesiderato, vedono in pericolo. E con un neonato in arrivo, figlio di una mamma, forse ancora bambina anche lei,  e di un papà reputato incapace di garantire un futuro né alla futura mamma, né al pargolo, il pericolo agli occhi di due genitori può facilmente tramutarsi in baratro.

Eppure stento a capire fino in fondo questo gesto.

E mi faccio mille domande.

Io a 16 anni ero ancora piccola e abbastanza immatura. Ma questa ragazza della provincia di Trento mi assomiglierà o sarà un tipico esempio della nuova generazione? Piccoli adulti cresciuti più in fretta, e maturati a pane, internet ed eccessi?

Non lo so.

Ma soprattutto mi chiedo, i genitori, quelli che oggi si rivolgono ad un Tribunale minorile per "fermare" la loro figlia, cosa hanno fatto in tempi non sospetti per evitare questi "pericoli". Sempre se vogliamo etichettare una relazione con un ragazzo giovane e magari scapestrato, e l'attesa di un figlio (benché alla giovane età di 16 anni) come "pericoli".

Con queste domande non sto scrivendo una condanna a priori per i genitori. Tutt'altro, sto ragionando molto schiettamente su un fatto che potrebbe capitare nella famiglia di ciascuno di noi. Non uno scandalo, ma un caso della vita, frutto dei comportamenti tenuti nel nostro passato più prossimo.

Chissà se quei genitori, sin dalla tenera età della loro figlia, hanno instaurato un dialogo con lei. Chissà se gli hanno dato la possibilità di aprirsi con loro. Chissà se sono stati capaci di ascoltarla, supportarla, e incoraggiarla tanto quanto di sgridarla e punirla. Chissà se sono stati capaci di dirle dei no.

Tanti punti di domanda, che potrebbero essere posti anche dal punto di vista opposto, prendendo come soggetto di questi interrogativi la sedicenne.

Eppure, nonostante tutti questi spazi vuoti, io non riesco a capire del tutto la richiesta di appellarsi alla giustizia nel tentativo di obbligare la propria figlia ad abortire, o quanto meno ad allontanarla dal suo fidanzato.

Premetto che sono favorevole all'aborto, anche se preferisco specificare all'uso della pratica di aborto, non all'abuso.

Ognuno è libero di fare quello che vuole con il proprio corpo e della propria sessualità. E al giorno d'oggi una coppia, e in particolar modo una donna non ha che l'imbarazzo della scelta sugli strumenti anticoncezionali a disposizione. Ecco perché mi sembra assurdo arrivare a dover sottoporre il proprio corpo ad una pratica medica, chirurgica o farmacologica, di interruzione di gravidanza perché, consapevolmente, si è voluto rischiare. In questo senso parlo di abuso dell'aborto; non lo condivido ma non lo vieterei.

In questo caso specifico non so quanto possa prevalere la volontà di una coppia di genitori, forse spaventati, su quella di una figlia sedicenne, o particolarmente immatura o particolarmente matura, da aver lottato prima per il suo amore e ora per questo bambino che porta in grembo.

L'amore dei due fidanzati può essere visto dall'esterno, razionalmente, come prematuro, instabile e privo di futuro, ancor più incerto quindi potrebbe essere il frutto di questo amore.

Capisco l'angoscia di questi genitori, ma allora dico perché non è stato fatto niente prima?

Lo so, è facile parlare, tutt'altra cosa è avere il controllo della situazione essendo tu il diretto protagonista.

Eppure sono convinta, pur non essendo madre, che se vedessi mia figlia adolescente frequentarsi con una persona sbagliata sicuramente la annoierei per tutti i discorsi che le farei a riguardo. E se vedessi che questa persona non è solo sbagliata ma anche "pericolosa" per il suo bene, per la sua crescita, a costo di chiuderla a chiave e farle la guardia 24 ore su 24, cercherei di bloccarla, di farla ragionare, di seguirla nella sua crescita come donna. Intervallando questa "clausura forzata" con lunghe discussioni, chiacchierata a cuore aperto, senza paletti, senza preconcetti, pronta più che a giudicare ad ascoltare.

Questo è quello che farei oggi, a parole, un domani, da madre, spero di riuscire a mantenere questi propositi.

Probabilmente tutto questo l'ha fatto anche la mamma di Trento con la figlia sedicenne e non è servito a nulla. Però allora credo che servirebbe a poco, pochissimo, imporle tramite un tribunale il divieto di frequentare quell'amore per cui ha lottato o ancora peggio costringerla ad abortire.

Da ignorante in materia, ma da giovane donna, credo che un'irruzione così violenta nel fisico e nella mente di un adolescente, più o meno matura che sia, lascerebbe delle ferite profonde e difficili da rimarginare. Tanto quanto un figlio in arrivo e un amore travagliato plasmano in maniera irreversibile i connotati caratteriali di una piccola donna che cresce.

Per concludere dico solo che, a mio parere, un'imposizione fisica o mentale non è mai la soluzione giusta ad un problema. Nemmeno qualora questo imperativo fosse dettato dall'amore più incondizionato di due genitori. Quando si sceglie del fisico o della mente di un'altra persona non esiste mai il "fin di bene", perché il bene di chi impone l'azione non è mai corrispondente con quello della persona che dovrebbe subire la scelta.
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