Tangentopoli, il contrappasso di Bossi

Cronaca

6 marzo 2012
E' la legge del contrappasso del Senatùr. Forse l'epilogo della Lega Nord, affermatasi sulle ceneri della prima Repubblica bruciata da Tangentopoli e ora lei stessa protagonista di una nuova tangentopoli. Questa l'accusa dei pm, naturalmente tutta da dimostrare. Stavolta nei guai è finito l'uomo forte del Carroccio nella Regione lombarda, il presidente del Consiglio regionale Davide Boni. Si parla di mazzette per oltre un milione di euro. L'ipotesi è che parte di queste bustarelle sia andata a vantaggio delle camicie verdi. Altroché condannare a morte Mario Monti.  Altroché sobillare il Nord contro i 'tecnici' che ruberebbero i soldi con le tasse, come ha fatto Umberto Bossi proprio ieri.

Sono passati vent'anni da quando Mario Chiesa fu sorpreso subito dopo aver intascato una mazzetta di sette milioni di lire. E' cambiata il mondo dalle elezioni del 6 aprile 1992 che decretarono la sconfitta del Caf (alleanza Craxi-Andreotti-Forlani) e l'affermazione al Nord della Lega. Sono state scritte pagine di politica nazionale da quando (maggio 1993: prima assemblea federale del Carroccio a Venezia) i seguaci di Alberto da Giussano inclusero nel kit del perfetto leghista una musicassetta con liriche dai testi ispirati ai giudici di Mani pulite. "Suggerimenti preziosi per la condotta morale dei seguaci da Giussano" risuonava a quei tempi la retorica leghista. E come dimenticare il leader in canottiera che pontificava sulla fine di Craxi: "Oggi assistiamo alla polverizzazione del Psi, che oltre a distruggere la sua stessa tradizione, la sua dottrina, sprofonda nel Palazzo". Per tre volte, da allora (e sempre con Berlusconi alleato) il Senatùr ci ha messo piede di persona nella  famosa "stanza dei bottoni". Nel frattempo è diventato il primo partito in tante zone settentrionali.

Era il 30 gennaio 1993. Bossi invitò il presidente del suo gruppo parlamentare, Marco Formentini, a chiedere al Presidente della Repubblica che "la Lombardia venga mandata alle urne, perché non si può più accettare lo stato di crisi della Regione, a causa di Tangentopoli". Oggi la Lega le elezioni in Lombardia le ha invocate solo per minacciare (politicamente) Roberto Formigoni. Non certo per "la condotta morale". Il leghista Matteo Salvini parla di "coincidenza strana", dice che è tutto un complotto ai danni dell'unico partito di opposizione. Solo che non è così.  La Lega governa il Pirellone (assieme al Pdl). Un Pirellone travolto da quattro casi giudiziari che, si spera, non finiranno in un nuovo tintinnar di manette.

 

 

 
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